...un viaggio alla scoperta dei miti greci e romani attraverso le opere di grandi artisti...
martedì 3 settembre 2013
mercoledì 14 agosto 2013
Personaggi mitologici: Anfitrite, la moglie del re dei mari
il mito: Anfitrite è una Ninfa, in particolare una nereide (ninfe
marine). Poseidone si innamorò di lei e volle a tutti i costi
conquistare il suo amore. All'inizio la ninfa fuggì
e si rifuggiò presso Atlante ai confini del mondo conosciuto dove
questi reggeva la volta celeste. Poseidone mandòò un delfino a
riprenderla e portarla da lui. Anfitrite alla fine accettò di diventare
sua moglie e al contrario di Era, moglie di Zeus, sopporterà spesso i
tradimenti del marito, eccetto quelli con Scilla e Medusa.
lunedì 12 agosto 2013
personaggi mitologici: ARISTEO
scultura: Aristeo, Francois Bosio, 1817, Louvre
Aristeo è una figura della mitologia greca, figlio di Apollo e della ninfa Cirene.
La nascita di Aristeo avvenne in Libia, dove Apollo aveva portato
Cirene dopo il rapimento. Ermes assistette al parto e le sue ninfe si
presero cura di lui insegnandogli l'arte della pastorizia, come produrre
il formaggio, l'apicoltura e la coltura dell'ulivo. Educato dal
centauro Chirone nell'arte della guerra e della caccia. Egli dedicò la
sua vita ad allevare api e a fare il pastore. Una volta diventato
adulto, sposò Autonoe e da questa unione nacque Atteone. Si trasferì in
Beozia dove apprese dalle Muse l'arte della caccia, la medicina e come
custodire le greggi.
domenica 11 agosto 2013
Il duello tra Enea ed Achille
dipinto: Federico Barocci - Enea che fugge da Troia (1598)
il mito: durante la guerra di Troia, Enea che era molto amico di Ettore, dovette anche lui fare i conti con la furia di Achille. Durante il duello Enea fu il primo a scagliare la sua lancia contro Achille mancandolo, questi a sua volta lanciò la sua verso Enea con tale potenza da frantumargli lo scudo. A questo punto solo l'intervento di Poseidone riuscì a salvare Enea. Lo avvolse in una fitta nebbia e lo indietreggio tra le fila dei troiani cosicchè egli ebbe il tempo di radunare la famiglia e fuggire da Troia.
il mito: durante la guerra di Troia, Enea che era molto amico di Ettore, dovette anche lui fare i conti con la furia di Achille. Durante il duello Enea fu il primo a scagliare la sua lancia contro Achille mancandolo, questi a sua volta lanciò la sua verso Enea con tale potenza da frantumargli lo scudo. A questo punto solo l'intervento di Poseidone riuscì a salvare Enea. Lo avvolse in una fitta nebbia e lo indietreggio tra le fila dei troiani cosicchè egli ebbe il tempo di radunare la famiglia e fuggire da Troia.
Aiace Oileo e l'Arcudace di Palmi (Reggio Calabria)
dipinto: Aiace di Henri Serrur
il mito: Aiace Oileo, detto anche Aiace di Locride è un personaggio della mitologia greca che partecipò alla guerra di Troia e si rese protagonista di un episodio che si rivelerà per lui fatale: lo stupro di Cassandra nel Santuario di Minerva, mentre Troia bruciava.
Quando i greci ripartirono le navi furono in balia di continue tempeste, sembra scatenate dall'ira degli dei, ed è possibile che la nave su cui viaggiava Aiace e lo stesso Ulisse forse, sia giunta fino alle coste calabresi. Nella piccola località di Palmi (Reggio C.) esiste una spiaggia caratterizzata dalla presenza di uno scoglio che da secoli e secoli viene denominato Arcudace, ovvero arco di Aiace. Il mito narra che alla morte di Achille, Aiace il più abile dei tiratori con l'arco tra i greci, rivendicò il suo arco. Tuttavia il consiglio degli anziani lo assegnò invece ad Ulisse. Aiace non accettò la decisione e si uccise. Sembra però che la nave che trasportava le armi dei greci si sia imbattuta in una tempesta e le armi finirono in mare. Furono recuperate tutte tranne una, l'arco di aiace appunto (o di Achille se vogliamo). L'arco rimase incastrato sotto uno scoglio. Che non sia davvero l'Arcudace della piccola Palmi?? Quel che è certo è che Aiace, dall'aldilà, ebbe la sua piccola rivincita.
Sono molti gli episodi dell'Odissea che si rifanno a località calabresi e siciliane (vedi il mito di Scilla e Cariddi e ricordiamo che Scilla è molto vicino a Palmi).
il mito: Aiace Oileo, detto anche Aiace di Locride è un personaggio della mitologia greca che partecipò alla guerra di Troia e si rese protagonista di un episodio che si rivelerà per lui fatale: lo stupro di Cassandra nel Santuario di Minerva, mentre Troia bruciava.
Quando i greci ripartirono le navi furono in balia di continue tempeste, sembra scatenate dall'ira degli dei, ed è possibile che la nave su cui viaggiava Aiace e lo stesso Ulisse forse, sia giunta fino alle coste calabresi. Nella piccola località di Palmi (Reggio C.) esiste una spiaggia caratterizzata dalla presenza di uno scoglio che da secoli e secoli viene denominato Arcudace, ovvero arco di Aiace. Il mito narra che alla morte di Achille, Aiace il più abile dei tiratori con l'arco tra i greci, rivendicò il suo arco. Tuttavia il consiglio degli anziani lo assegnò invece ad Ulisse. Aiace non accettò la decisione e si uccise. Sembra però che la nave che trasportava le armi dei greci si sia imbattuta in una tempesta e le armi finirono in mare. Furono recuperate tutte tranne una, l'arco di aiace appunto (o di Achille se vogliamo). L'arco rimase incastrato sotto uno scoglio. Che non sia davvero l'Arcudace della piccola Palmi?? Quel che è certo è che Aiace, dall'aldilà, ebbe la sua piccola rivincita.
Sono molti gli episodi dell'Odissea che si rifanno a località calabresi e siciliane (vedi il mito di Scilla e Cariddi e ricordiamo che Scilla è molto vicino a Palmi).
giovedì 8 agosto 2013
Ercole e il Centauro Nesso, Giambologna, 1598
opera esposta nella loggia dei Lanzi a Firenze
Giambologna, vero nome Jean de Boulogne, è stato uno dei più grandi scultori di tutti i tempi. Accostato da molti critici d'arte al Bernini per la dinamicità e la bellezza delle sue sculture. Non ebbe la stessa fortuna e lo stesso successo, ma resta uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Giambologna, vero nome Jean de Boulogne, è stato uno dei più grandi scultori di tutti i tempi. Accostato da molti critici d'arte al Bernini per la dinamicità e la bellezza delle sue sculture. Non ebbe la stessa fortuna e lo stesso successo, ma resta uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
venerdì 2 agosto 2013
Il Cronide di Capo Artemisio (V secolo a.C)
si tratta di una statua bronzea dell'antica Grecia databile al V secolo a.C. oggi conservata al Museo Archeologico di Atene. Assieme a poche altre come i Bronzi di Riace (Reggio Calabria) sono tra i pochi esempi pervenuti fino a noi.
La statua rappresenta Zeus o Poseidone (essendo fratelli, i greci li rappresentavano spesso con lo stesso volto e in mancanza di altri elementi come il tridente per Poseidone o la folgore per Zeus non è stato possibile stabilire con certezza quale dio fosse stato rappresentato).
L'opera fu rinvenuta nel 1926 nei pressi di Capo Artemisio (isola Eubea), accanto ad un relitto romano. Con tutta probabilità la statua stava per essere trasportata a Roma ma per qualche motivo la nave affondò in mare.
L'autore resta incerto: Onata di Egina o Pitagora di Reggio (autore di bellissime opere bronze come la statua del filosofo di cui oggi si conserva solo la testa rinvenuta nei pressi di Cannitello (Reggio Calabria) sono i nomi più probabili.
lunedì 29 luglio 2013
La vendetta di Ulisse
dipinto: Il massacro dei pretendenti da parte di Ulisse e Telemaco, Christophe Thomas Degeorge, 1812
il mito: i pretendenti al trono di Itaca erano ormai stufi di attendere la decisione di Penelope e stavano per arrivare alle maniere forti, quando, grazie al suggerimento di Ulisse nelle vesti del vecchio mendicante, Penelope bandisce una gara: solo chi riuscirà a tendere l'arco del marito e far passare la freccia attaverso 12 annelli disposti in fila avrà la sua mano e quindi il trono di Itaca. Grazie all'aiuto di Atena nessuno dei principi riesce a tendere l'arco e scoccare la freccia, finchè il più giovane dei principi, Antinoo, chiede di rinviare la gara al giorno dopo attribuendo agli eccessi dei recenti banchetti la sconfitta. A questo punto il vecchio mendicante (Odisseo) chiede di poter partecipare e non reputandolo all'altezza alla fine gli viene consentito il tiro. Ulisse scocca la freccia facendola passare attraverso i 12 anelli dopodichè ordina a Telemaco e ai suoi servi di sbarrare le porte del cortile interno. Atena gli restituisce le sue sembianze e Ulisse dice ai principi che lì avrebbero trovato la morte per sua mano, per essersi permessi di profanare la sua casa e la sua famiglia senza alcun ritegno e timore degli dei. Sarà una carneficina. Solo un povero cantore verrà risparmiato, unico testiome dei fatti: Omero che scriverà poi l'Odissea.
domenica 28 luglio 2013
Ritorno ad Itaca
dipinto: Ulisse riconosciuto dalla sua nutrice, Jean-Froncois Lagrenee
il mito: riuscito finalmente a rientrare in patria, Ulisse viene a sapere che i principi della Grecia sono in attesa di una decisione della moglie Penelope che secondo loro avrebbe dovuto scegliere il successore al trono di Itaca. Riabbracciato il figlio Telemaco e con l'aiuto di Atena che lo trasforma in un vecchio mendicante Ulisse riesce ad entrare nella sua dimora per rivedere Penelope e organizzare la sua vendetta. Viene tuttavia riconosciuto dalla sua nutriche e Ulisse fa appena in tempo ad impedirle di rivelare la sua identità. Assieme al figlio Telemaco progetterranno il loro piano di vendetta che vedremo nei prossimi post.
il mito: riuscito finalmente a rientrare in patria, Ulisse viene a sapere che i principi della Grecia sono in attesa di una decisione della moglie Penelope che secondo loro avrebbe dovuto scegliere il successore al trono di Itaca. Riabbracciato il figlio Telemaco e con l'aiuto di Atena che lo trasforma in un vecchio mendicante Ulisse riesce ad entrare nella sua dimora per rivedere Penelope e organizzare la sua vendetta. Viene tuttavia riconosciuto dalla sua nutriche e Ulisse fa appena in tempo ad impedirle di rivelare la sua identità. Assieme al figlio Telemaco progetterranno il loro piano di vendetta che vedremo nei prossimi post.
sabato 27 luglio 2013
Ulisse e Circe
dipinto: Ulisse e Circe, Hubert Maurer, 1785
il mito: l'odissea narra le vicende di Odisseo, ovvero Ulisse e dei suoi uomini che, lasciata la città di Troia dopo averla conquistata, devono rientrare ad Itaca. Tra le tante avventure che affronteranno quella dell'isola di Circe è senza dubbio una delle più note. Circe vive nell'isola di Eea. E' figlia di Eolo e sorella di Pasifae (moglie del re Minosse). Circe ha il brutto vizio di trasformare gli uomini in animali in base alla loro indole e la stessa sorte viene riservata agli uomini di Ulisse. Grazie all'aiuto di Ermes (Mercurio), Ulisse beve una pozione che lo rende immune agli incantesimi di Circe e riesce ad avvicinarsi a lei a tal punto da costringela con la forza a ridare ai suoi uomini il loro aspetto umano. Tuttavia Circe, innamoratasi di Ulisse lo convince a rimanere sull'isola con lei. Trascorreranno insieme un anno e avranno un figlio, Telegono. Solo a causa dell'insistenza dei suoi uomini che vogliono rientrare a casa, Ulisse riprende il viaggio verso Itaca.
il mito: l'odissea narra le vicende di Odisseo, ovvero Ulisse e dei suoi uomini che, lasciata la città di Troia dopo averla conquistata, devono rientrare ad Itaca. Tra le tante avventure che affronteranno quella dell'isola di Circe è senza dubbio una delle più note. Circe vive nell'isola di Eea. E' figlia di Eolo e sorella di Pasifae (moglie del re Minosse). Circe ha il brutto vizio di trasformare gli uomini in animali in base alla loro indole e la stessa sorte viene riservata agli uomini di Ulisse. Grazie all'aiuto di Ermes (Mercurio), Ulisse beve una pozione che lo rende immune agli incantesimi di Circe e riesce ad avvicinarsi a lei a tal punto da costringela con la forza a ridare ai suoi uomini il loro aspetto umano. Tuttavia Circe, innamoratasi di Ulisse lo convince a rimanere sull'isola con lei. Trascorreranno insieme un anno e avranno un figlio, Telegono. Solo a causa dell'insistenza dei suoi uomini che vogliono rientrare a casa, Ulisse riprende il viaggio verso Itaca.
mercoledì 24 luglio 2013
Morte di Achille
dipinto: Morte di Achille, G. Hamilton, olio su tela, 1785
il mito: dopo Ettore anche l'altro grande protagonista della guerra di Troia trovò la morte, anche se dopo aver conquistao la città. Fu il fratello di Ettore, Paride, colui che aveva rapito la regina di Sparta, Elena, dopo il famoso "giudizio di Paride" visto nel precedente post in cui egli accettò le promesse della dea Afrodite che lo aveva convinto che Elena si sarebbe innamorata di lui. Sebbene Paride ci venga descritto come un codardo in battaglia ebbe il merito di privare l'esercito nemico del più forte dei suoi uomini: Achille. Achille era immortale, è vero, ma aveva un unico punto debole, il tallone che era rimasto asciutto quando la madre Teti lo immerse nel fiume Stige per renderlo invulnerabile. Paride lo colpì quindi nell'unico punto mortale.
il mito: dopo Ettore anche l'altro grande protagonista della guerra di Troia trovò la morte, anche se dopo aver conquistao la città. Fu il fratello di Ettore, Paride, colui che aveva rapito la regina di Sparta, Elena, dopo il famoso "giudizio di Paride" visto nel precedente post in cui egli accettò le promesse della dea Afrodite che lo aveva convinto che Elena si sarebbe innamorata di lui. Sebbene Paride ci venga descritto come un codardo in battaglia ebbe il merito di privare l'esercito nemico del più forte dei suoi uomini: Achille. Achille era immortale, è vero, ma aveva un unico punto debole, il tallone che era rimasto asciutto quando la madre Teti lo immerse nel fiume Stige per renderlo invulnerabile. Paride lo colpì quindi nell'unico punto mortale.
lunedì 15 luglio 2013
Ulisse e le sirene
dipinto: "Ulysses and the sirens", Leon-Auguste-Adolphe Belly, XIX secolo
il mito: conquistata la città di Troia i greci ripartono per la propria patria. Il viaggio più famoso che ha dato origine ad un capolavoro della letteratura, l'Odissea, è quello di Ulisse e i suoi uomini. In greco il nome di Ulisse era Odisseo e di qui il nome dato al poema omerico. Il viaggio di ritorno verso la patria Itaca sarà lungo e pieno di insidie. Molti uomini di Ulisse perderanno la vita. Avrà alcuni dei a favore, altri contro come Poseidone che, dopo l'accecamento del figlio Polifemo da parte di Ulisse sull'isola dei Ciclopi (Sicilia), farà di tutto per impedire il suo ritorno a Itaca dove la moglie Penelope e il figlio Telemaco lo attendono mentre giovani principi provenienti da ogni parte della grecia si contendono già il trono vuoto dell'isola. In questo dipinto è rappresentato l'incontro con le sirene, creature mitologiche che attiravano le imbarcazioni con il loro canto per poi farle naufragare contro gli scogli. Ulisse ottura le orecchie dei prorpio uomini con la cera e poi si fa da questi legare all'albero della nave/zattera. Potrà ascoltare il canto delle sirene ma non potrà comandare la nave per virare verso la loro isola. Secondo il mito l'isola delle Sirene si troverebbe nelle coste dell'Italia meridionale in luogo tuttavia non identificato.
venerdì 12 luglio 2013
Dioniso e il satiro Sileno
scultura: Sileno e Dioniso, copia romana da originale greco perduto
il mito: Dioniso è il dio greco del vino che fu poi chiamato Bacco dai romani. Il nome greco Dioniso vuol dire "giovane figlio di Zeus" e infatti Dioniso nacque dall'unione tra Zeus e la bella Semele. Era, venuta a conoscenza della relazione segreta tra i due, assunse le sembianze di una vecchia e consigliò Semele di chiedere a Zeus di mostrarsi nella sua vera natura. Semele credette alla vecchia e insistette a tal punto che Zeus, adirato, mostrò la sua folgore che incenerì all'istante Semele. Anche questa volta Era aveva avuto la sua vendetta ma Zeus volle salvare il frutto della sua relazione, Dioniso. Lo affidò al satiro Sileno che viveva nei boschi e fu per lui maestro di vita.
il mito: Dioniso è il dio greco del vino che fu poi chiamato Bacco dai romani. Il nome greco Dioniso vuol dire "giovane figlio di Zeus" e infatti Dioniso nacque dall'unione tra Zeus e la bella Semele. Era, venuta a conoscenza della relazione segreta tra i due, assunse le sembianze di una vecchia e consigliò Semele di chiedere a Zeus di mostrarsi nella sua vera natura. Semele credette alla vecchia e insistette a tal punto che Zeus, adirato, mostrò la sua folgore che incenerì all'istante Semele. Anche questa volta Era aveva avuto la sua vendetta ma Zeus volle salvare il frutto della sua relazione, Dioniso. Lo affidò al satiro Sileno che viveva nei boschi e fu per lui maestro di vita.
giovedì 11 luglio 2013
Leonida alle Termopili
Miti ed Eroi: Leonida alle Termopili, Jacques Luis David, 1814, Louvre
Leonida fu re di Sparta famoso per essersi sacrificato assieme ai suoi
uomini, 300 guerrieri, per difendere dai persiani il passaggio delle
Termopili. Siamo nel 480 a.C. I persiani guidati dal re Serse erano 4
milioni mentre le citta stato greche discutevano ancora su come
controbattere la minaccia. A Leonida e i suoi uomini toccò il compito di
rallentare la marcia dei ppersiani in attesa che i greci avessero
radunato un esercito sufficiente e una flotta navale per contrastare
quella persiana. Solo a causa di un tradimento il piccolo contingente
spartano capitolò sotto i colpi persiani. Leonide e i suoi uomini sono
tutt'oggi ricordati con un monumento che si trova nel posto esatto dove
avvenne la battaglia.
mercoledì 10 luglio 2013
Pigmalione e Galatea
dipinto: Pigmalione e Galatea, Ernest Normand, 1881
il mito: nelle Metamorfosi, Ovidio, ci racconta questo bellissimo mito. Pigmalione era un giovane scultore che si era innamorato di una scultura di donna da lui stesso realizzata con una grandissima perfezione. Pigmalione non riusciva a staccarsi dalla sua creatura, dormiva accanto ad essa sperando che un giorno si animasse. Così decise di recarsi nel Tempio di Afrodite in occasione delle festività dedicate alla dea. La pregò di trasformare la sua statua in una vera donna in modo da poterla prendere in moglie. Afrodite (Venere) acconsentì. Rientrato a casa, Pigmalione vide la statua animardi pian piano e iniziare a respirare. Si sposarono ed ebbero un figlio: Pafo che oggi è il nome di una importante città di Cipro. Altre versioni del mito vogliono che Pigmalione fosse re di Cipro.
il mito: nelle Metamorfosi, Ovidio, ci racconta questo bellissimo mito. Pigmalione era un giovane scultore che si era innamorato di una scultura di donna da lui stesso realizzata con una grandissima perfezione. Pigmalione non riusciva a staccarsi dalla sua creatura, dormiva accanto ad essa sperando che un giorno si animasse. Così decise di recarsi nel Tempio di Afrodite in occasione delle festività dedicate alla dea. La pregò di trasformare la sua statua in una vera donna in modo da poterla prendere in moglie. Afrodite (Venere) acconsentì. Rientrato a casa, Pigmalione vide la statua animardi pian piano e iniziare a respirare. Si sposarono ed ebbero un figlio: Pafo che oggi è il nome di una importante città di Cipro. Altre versioni del mito vogliono che Pigmalione fosse re di Cipro.
martedì 9 luglio 2013
La morte di Priamo
dipinto: la morte di Priamo Jule Joseph Lefebvre, 1861
il mito: la morte di Priamo non viene descritta nei poemi omerici. La conosciamo grazie a Virgilio che ce la racconta nel secondo canto dell'Eneide. Quando i greci penetrarono entro le mura di Troia grazie allo stratagemma del Cavallo fu vera e propria strage, non risparmiarono nessuno. Sebbene Priamo fosse ormai vecchio era pronto a gettarsi nella mischia e difendere la sua città e la sua famiglia fino alla morte. Lo trattenne la moglie Ecuba che lo convinse a nascondersi dietro l'altare di Zeus. Da qui Priamo assistette alla morte del figlio Polite, ucciso senza pietà da Pirro Neottolemo mentre scappava lungo i gradini dell'alare. Il re di Troia non si trattenne, uscì allo scoperto e lanciò la sua lancia verso Pirro cona la forza che gli rimaneva. Lo mancò purtroppo e Pirro gli riservò la stessa sorte del figlio senza riguardo per la figura che aveva davanti: il grande Priamo, re di Troia.
il mito: la morte di Priamo non viene descritta nei poemi omerici. La conosciamo grazie a Virgilio che ce la racconta nel secondo canto dell'Eneide. Quando i greci penetrarono entro le mura di Troia grazie allo stratagemma del Cavallo fu vera e propria strage, non risparmiarono nessuno. Sebbene Priamo fosse ormai vecchio era pronto a gettarsi nella mischia e difendere la sua città e la sua famiglia fino alla morte. Lo trattenne la moglie Ecuba che lo convinse a nascondersi dietro l'altare di Zeus. Da qui Priamo assistette alla morte del figlio Polite, ucciso senza pietà da Pirro Neottolemo mentre scappava lungo i gradini dell'alare. Il re di Troia non si trattenne, uscì allo scoperto e lanciò la sua lancia verso Pirro cona la forza che gli rimaneva. Lo mancò purtroppo e Pirro gli riservò la stessa sorte del figlio senza riguardo per la figura che aveva davanti: il grande Priamo, re di Troia.
lunedì 8 luglio 2013
Il mito di Antigone - parte 2
dipinto: Antigone condannata a morte da Creonte, Diotti Giuseppe, 1846
il mito: dopo essere stata sorpresa nel tentativo di seppellire il fratello Polinice, Antigone fu arrestata e condannata a morte dal re di tebe nonchè zio, Creonte. Creonte decise di rinchiuderla in una grotta fuori le mura dove avrebbe vissuto fino alla morte. Nel frattempo l'indovino Tiresia cercò di avvisare il re che il suo comportamento sarebbe stato causa di sventure per Tebe e il mancato seppellimento di Polinice era la causa della recente pestilenza che si era abbattuta sulla città. Creonte decise così di dare degna sepoltura a Polinice e liberare Antigone. Saputa la notizia, Emone figlio di reonte e follemente innamorato di Antigone corse alla grotta per liberarla ma Antigone, che non sopportava l'idea di dover vivere rinchiusa nella grotta, si era già tolta la vita. Emone furioso corse dal padre per vendicare l'amata ma non riuscendoci anch'egli si tolse la vita con la propria spada. La stessa sorte toccò alla moglie di Creonte, Euridice, che saputo della morte del figlio non volle continuare a vivere accanto al marito. Si realizzò così la profezia dell'indovino Tiresia. Creonte, disperato e senza più nessuno dei suoi cari chiese agli dei di porre fine alla sua vita.
il mito: dopo essere stata sorpresa nel tentativo di seppellire il fratello Polinice, Antigone fu arrestata e condannata a morte dal re di tebe nonchè zio, Creonte. Creonte decise di rinchiuderla in una grotta fuori le mura dove avrebbe vissuto fino alla morte. Nel frattempo l'indovino Tiresia cercò di avvisare il re che il suo comportamento sarebbe stato causa di sventure per Tebe e il mancato seppellimento di Polinice era la causa della recente pestilenza che si era abbattuta sulla città. Creonte decise così di dare degna sepoltura a Polinice e liberare Antigone. Saputa la notizia, Emone figlio di reonte e follemente innamorato di Antigone corse alla grotta per liberarla ma Antigone, che non sopportava l'idea di dover vivere rinchiusa nella grotta, si era già tolta la vita. Emone furioso corse dal padre per vendicare l'amata ma non riuscendoci anch'egli si tolse la vita con la propria spada. La stessa sorte toccò alla moglie di Creonte, Euridice, che saputo della morte del figlio non volle continuare a vivere accanto al marito. Si realizzò così la profezia dell'indovino Tiresia. Creonte, disperato e senza più nessuno dei suoi cari chiese agli dei di porre fine alla sua vita.
domenica 7 luglio 2013
Il mito di Antigone - parte 1
dipinto: Antigone cerca di seppellire Polynice. 1825. Sebastian Louis Guillaume Norblin
il mito: se ricordate le vicende del re Edipo ricorderete che questi aveva 4 figli: Eteocle e Polinice che gli voltarono le spalle quando Edipo scoprì di aver ucciso il proprio padre, Laio, e poi c'erano due figlie femmine, Antigone e Ismene. Ricorderete anche che Edipo prima di lasciare Tebe accompagnato dagli insulti dei tebani e dei propri figli maschi, lanciò su questi una maledizione: sarebbero morti l'uno per mano dell'altro. Bene, erano passati diversi anni, Edipo era morto a Colono e Antigone che lo aveva accompagnato negli ultimi giorni di vita era rientrata a Tebe. Eteocle e Polinice per cercare di sfuggire alla maledizione si misero d'accordo per regnare ad anni alterni e quando regnava l'uno l'altro doveva andare in esilio. Il primo anno toccò a Eteocle che tuttavia assaporato il potere non mantenne il patto fatto e non fece rientrare in patria il fratello Polinice. Polinice si recò ad Argo dove cercò l'aiuto di Adrasto per radunare un esercito contro Tebe (il mito dei "sette contro Tebe" che vedremo più avanti). Lo scontro fu catastrofico, morirono quasi tutti gli uomini della spedizione e nell'ultimo scontro gli stessi Eteocle e Polinice si tolsero la vita a vicenda. Sul trono di tebe tornò Creonte il quale sancì che il corpo di Eteocle avrebbe avuto gli onori funebri mentre il corpo di Polinice sarebbe stato lasciato fuori dalle mura di Tebe alle intemperie e alle belve selvagge. Antigone disubbidì alla legge, cercando di dare degna sepoltura al fratello, ma venne arrestata da alcune guardie e processata secondo la legge di Tebe. Creonte, sebbene Antigone fosse sua nipote stabilì che doveva pagare con la morte per dare l'esempio. Il consiglio degli anziani di Tebe inizialmente si pronunciò contrario alla sentenza ma a seguito delle pressioni del re diede il consenso. Antigone fu rinchiusa in una grotta dove nessuno poteva andare a trovarla.
Continua...
sabato 6 luglio 2013
Priamo supplica Achille la restituzione del corpo di Ettore
scultura: Priamo supplica Achille per la restituzione del corpo di Ettore 1815, Thorvaldsen, Bertel , Accademia di San Luca
il mito: il re Priamo si recò segretamente da Achille per chiedere la restituzione del corpo del proprio figlio per dargli le giuste onoranze funebri che allora era molto sentite. Si riteneva infatti che l'anima di un un uomo che non avesse ricevuto le spettanti onoranze non avrebbe mai trovato la pace.
il mito: il re Priamo si recò segretamente da Achille per chiedere la restituzione del corpo del proprio figlio per dargli le giuste onoranze funebri che allora era molto sentite. Si riteneva infatti che l'anima di un un uomo che non avesse ricevuto le spettanti onoranze non avrebbe mai trovato la pace.
venerdì 5 luglio 2013
Achille e il suo trofeo
il mito: Ettore, colpito da Achille nell'unico
punto non protetto, ovvero tra il collo e la spalla era in punto di
morte ma fece in tempo a presagire al rivale che di li a poco anche lui
avrebbe fatto la stessa fine. Achille
ancora più furioso forò i piedi di Ettore e lo legò al suo carro
trascinandolo via con se. Il re Priamo e la moglie scorgendo la scena
dalle mura di Troia scopiarono in lacrime e loro urla giunsero alle
orecchie di Andromaca e del figlio Astianatte. andromaca comprese che il
marito aveva perso il duello e che presto la stessa sorte sarebbe
toccata a loro.
giovedì 4 luglio 2013
Personaggi mitologici: Asclepio ( o Esculapio in latino)
dipinto: Esculapio, Giorgio De Chirico, 1950 circa
il mito: Asclepio nella mitologia greca è il dio della medicina. Nato dall'unione tra Apollo e Coronide. Coronide era una fanciulla della quale Apollo si era invaghito, tuttavia la ragazza presto si innamorò di un altro uomo Ischis e decise di sposarlo. Atena, sorella di Apollo, uccise Coronide per vendicare l'affronto fatto ad Apollo. Il dio del sole decise di salvare almeno il frutto della loro unione che Coronide portava in grembo e gli diede il nome di Asclepio. Asclepio aveva il potere di vita e di morte sugli uomini per questo Zeus, timoroso che la devozione degli uomini per lui superasse quella per gli dei, decise di fulminarlo. Apollo, offeso da Zeus fece in modo che il figlio non morisse e lo fece diventare un dio dell'Olimpo.
il mito: Asclepio nella mitologia greca è il dio della medicina. Nato dall'unione tra Apollo e Coronide. Coronide era una fanciulla della quale Apollo si era invaghito, tuttavia la ragazza presto si innamorò di un altro uomo Ischis e decise di sposarlo. Atena, sorella di Apollo, uccise Coronide per vendicare l'affronto fatto ad Apollo. Il dio del sole decise di salvare almeno il frutto della loro unione che Coronide portava in grembo e gli diede il nome di Asclepio. Asclepio aveva il potere di vita e di morte sugli uomini per questo Zeus, timoroso che la devozione degli uomini per lui superasse quella per gli dei, decise di fulminarlo. Apollo, offeso da Zeus fece in modo che il figlio non morisse e lo fece diventare un dio dell'Olimpo.
Il cavallo di Troia
dipinto: il Cavallo di Troia, Tiepolo
il mito: dopo aver assediato per 10 lughi anni la città di Troia, i greci seguendo un piano ideato da Odisseo (Ulisse) costruirono un grande Cavallo di legno utilizzando il legname delle proprie navi. Il Cavallo era in realtà cavo all'interno e pronto ad accogliere un piccolo contingente di soldati greci. I greci finsero così di abbandonare le spiaggie lasciando un dono propiziatorio del viaggio di ritorno per gli dei. Laocoonte cercò di ammonire i troiani dal portare il cavallo entro le proprie mura ma fu punito da Atena che inviò due serpenti marini per ucciderlo. Il Cavallo fu così portato entro le mura della città di Troia e la notte stessa ci sarebbe stata una brutta sorpresa per i troiani.
il mito: dopo aver assediato per 10 lughi anni la città di Troia, i greci seguendo un piano ideato da Odisseo (Ulisse) costruirono un grande Cavallo di legno utilizzando il legname delle proprie navi. Il Cavallo era in realtà cavo all'interno e pronto ad accogliere un piccolo contingente di soldati greci. I greci finsero così di abbandonare le spiaggie lasciando un dono propiziatorio del viaggio di ritorno per gli dei. Laocoonte cercò di ammonire i troiani dal portare il cavallo entro le proprie mura ma fu punito da Atena che inviò due serpenti marini per ucciderlo. Il Cavallo fu così portato entro le mura della città di Troia e la notte stessa ci sarebbe stata una brutta sorpresa per i troiani.
mercoledì 3 luglio 2013
Laocoonte
dipinto: Laocoonte, Pietro da Cortona, affresco nel Palazzo del Thé di Mantova
il mito: Laocoonte era un sacerdote troiano di Poseidone. Quando i greci escogitarono grazie ad Ulisse il piano del famoso Cavallo di Troia fu l'unico che dubitò del dono: "Temo i greci, anche quando portano doni".
Tuttavia la dea Atena che era dalla parte dei greci punì Laocoonte inviando due enormi serpenti marini che stritolarono lui e i suoi figli.
il mito: Laocoonte era un sacerdote troiano di Poseidone. Quando i greci escogitarono grazie ad Ulisse il piano del famoso Cavallo di Troia fu l'unico che dubitò del dono: "Temo i greci, anche quando portano doni".
Tuttavia la dea Atena che era dalla parte dei greci punì Laocoonte inviando due enormi serpenti marini che stritolarono lui e i suoi figli.
Scontro tra Ettore e Achille
dipinto: Achille uccide Ettore, Peter Paul Rubens, 1630 circa
il mito: dopo aver salutato la moglie Andromaca Ettore accetta la sfida di Achille e abbandona le mura di Troia. Malgrado la netta superiorità di Achille che, ricordiamolo, era un semidio, Ettore affronta il duello all'altezza del rivale anche se alla fine capitolerà. Achille dopo aver ucciso Ettore, ancoro furioso per la morte di Patroclo, infierirà sul cadavere trascinandolo con la sua biga fino all'accampamento dei greci (nei prossimi post...).
il mito: dopo aver salutato la moglie Andromaca Ettore accetta la sfida di Achille e abbandona le mura di Troia. Malgrado la netta superiorità di Achille che, ricordiamolo, era un semidio, Ettore affronta il duello all'altezza del rivale anche se alla fine capitolerà. Achille dopo aver ucciso Ettore, ancoro furioso per la morte di Patroclo, infierirà sul cadavere trascinandolo con la sua biga fino all'accampamento dei greci (nei prossimi post...).
martedì 2 luglio 2013
Ettore saluta Andromaca
dipinto: Ettore si congeda da Andromaca, Sergey Petrovich Postnikov, seconda metà del XIX secolo
il mito: la guerra di Troia è giunta ormai al suo punto cruciale. Achille medita vendetta dopo l'uccisione di Patroclo e sfida a duello il principe troiano Ettore, fratello di Paride.
Ettore, consapevole della superiorità del suo avversario, si congeda dalla moglie con l'ultimo saluto.
il mito: la guerra di Troia è giunta ormai al suo punto cruciale. Achille medita vendetta dopo l'uccisione di Patroclo e sfida a duello il principe troiano Ettore, fratello di Paride.
Ettore, consapevole della superiorità del suo avversario, si congeda dalla moglie con l'ultimo saluto.
Teseo trionfa sul Minotauro
scultura: Antonio Canova, Teseo trionfante sul Minotauro (1781-1783), Victoria and Albert Museum, Londra (Inghilterra)
il mito: abbiamo già descritto il mito della nascita del Minotauro. Il mostro, per metà uomo e metà toro fu il frutto dell'unione della regina di Creta Pasifae, moglie di Minosse, con un toro bianco. Minosse fece costruire da Dedalo, architetto ateniese, un labirinto in cui rinchiuse il Minotauro. In questo periodo Creta era la massima potenza greca e Atene era sottomessa. Minosse pretese che ogni anno venissero inviati 7 fanciulle e 7 ragazzi come tributo e come pasto per il Minotauro. Atena, stanca di questo tributo che già aveva dovuto pagare per ben tre volte, decise di inviare Teseo, figlio del re Egeo con la quarta spedizione, con il compito di eliminare il Minotauro. Teseo affrontò il Minotauro e lo uccise riuscendo poi ad uscire dal labirinto grazie all'aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che gli aveva fornito un filo abbastanza lungo da poter rintracciare la via del ritorno. Teseo ripartì con la sua nave portando con se Arianna che si era perdutamente innamorata di lui. Tuttavia giunto sull'isola di Naxos la abbandonò sulla spiaggia e ripartì per Atene.
il mito: abbiamo già descritto il mito della nascita del Minotauro. Il mostro, per metà uomo e metà toro fu il frutto dell'unione della regina di Creta Pasifae, moglie di Minosse, con un toro bianco. Minosse fece costruire da Dedalo, architetto ateniese, un labirinto in cui rinchiuse il Minotauro. In questo periodo Creta era la massima potenza greca e Atene era sottomessa. Minosse pretese che ogni anno venissero inviati 7 fanciulle e 7 ragazzi come tributo e come pasto per il Minotauro. Atena, stanca di questo tributo che già aveva dovuto pagare per ben tre volte, decise di inviare Teseo, figlio del re Egeo con la quarta spedizione, con il compito di eliminare il Minotauro. Teseo affrontò il Minotauro e lo uccise riuscendo poi ad uscire dal labirinto grazie all'aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che gli aveva fornito un filo abbastanza lungo da poter rintracciare la via del ritorno. Teseo ripartì con la sua nave portando con se Arianna che si era perdutamente innamorata di lui. Tuttavia giunto sull'isola di Naxos la abbandonò sulla spiaggia e ripartì per Atene.
domenica 30 giugno 2013
Ercole e Lica
disegno da omonima scultura di Canova
il mito: quando il Centauro Nesso tentò di rapire Deianira, Ercole lo uccise con una freccia. Prima di morire Nesso diede alla moglie di Ercole un po del suo sangue e la ingannò dicendole che avrebbe potuto preparare una pozione d'amore per Ercole. Così Deianira intrise dell'inguento preparato con il sangue di Nesso una veste che poi inviò ad Ercole. Quando questo la indossò il veleno entrò in circolo nel suo sangue che quasi prese fuoco. Ercole dal dolore lanciò l'innocente Lica in mare prima di morire tra le fiamme sul monte Oeta.
il mito: quando il Centauro Nesso tentò di rapire Deianira, Ercole lo uccise con una freccia. Prima di morire Nesso diede alla moglie di Ercole un po del suo sangue e la ingannò dicendole che avrebbe potuto preparare una pozione d'amore per Ercole. Così Deianira intrise dell'inguento preparato con il sangue di Nesso una veste che poi inviò ad Ercole. Quando questo la indossò il veleno entrò in circolo nel suo sangue che quasi prese fuoco. Ercole dal dolore lanciò l'innocente Lica in mare prima di morire tra le fiamme sul monte Oeta.
La rabbia di Achille
dipinto: La rabbia di Achille, Jacques Luis David, 1819
il mito: durante la guerra di Troia, Agamennone fece rapire Criseide, figlia del sacerdote troiano Crise. Apollo per punire l'affronto fece scoppiare una pestilenza tra l'esercito dei greci.
Achille si recò da Agamennone per chiedergli di restituire la ragazza alla città di Troia. Agamennone dal canto suo disse che avrebbe accettato solo se Achille gli avesse dato in cambio la sua schiava, Briseide. La collera di Achille aumentò ancora di più e sul momento di sguainare la spada per ferire a morte Agamennone fu fermato dall'intervento provvidenziale della dea Atena.
il mito: durante la guerra di Troia, Agamennone fece rapire Criseide, figlia del sacerdote troiano Crise. Apollo per punire l'affronto fece scoppiare una pestilenza tra l'esercito dei greci.
Achille si recò da Agamennone per chiedergli di restituire la ragazza alla città di Troia. Agamennone dal canto suo disse che avrebbe accettato solo se Achille gli avesse dato in cambio la sua schiava, Briseide. La collera di Achille aumentò ancora di più e sul momento di sguainare la spada per ferire a morte Agamennone fu fermato dall'intervento provvidenziale della dea Atena.
Le nozze di Teti e Peleo
dipinto: le nozze di Teti e Peleo, Jacob Jordaens, Museo del Prado
il mito: Teti era una ninfa bellissima appartenente alle nereidi (ninfe marine). Zeus e Poseidone si invaghirono di lei e fecero a gara per averla finchè, un Oracolo, sentenziò che il figlio di Teti sarebbe stato più forte e avrebbe spodestato il padre. Sia Zeus che Poseidone non vollero rischiare. Fecero sposare la bella ninfa con il re di Tessaglia, Peleo. Teti all'inizio si ribellò della rinuncia dei due pretendenti divini perchè Peleo era solo un uomo, decise di nascondersi in una grotta marina dove Peleo la trovò grazie all'aiuto del centauro Chirone. Decise allora di trasformarsi per non essere riconosciuta: prima in fuoco, poi in un serpente, poi in una tigre, in un albero, in un mostro marino...ma ogni volta Peleo la raggiungeva e la catturava. Teti si convinse che questo Peleo non era poi così inutile come gli altri uomini e questa sua ostinazione nell'averla la affascinava. Le nozze furono celebrate sul monte Pelio e furono presenti tutti gli dei. Solo la dea della discordia, Eris, non fu invitata. Eris per vendicarsi lanciò sul tavolo del banchetto una mela su cui erano incise le seguenti parole: "Alla più bella". Da questa contesa avrà origine una vicenda dalle conseguenze disastrose che vedremo nei prossimi post. Intanto godetevi il dipinto di Jordaens con le nozze di teti e Peleo e la famosa mela.
sabato 29 giugno 2013
Egeo e la nascita di Teseo
immagine: Kylix attica con Egeo che consulta l'oracolo della Pizia
(la Kylix era un calice per versare il vino)
il mito: Egeo fu re di Atene. Non riuscendo ad avere figli con le prime due mogli, Meta e Calciope decise di interpellare l'Oracolo di Delphi. L'Oracolo sentenziò: "Tieni chiuso il tuo otre di vino finché non avrai raggiunto il punto più alto della città di Atene, altrimenti un giorno ne morirai di dolore".
Si recò quindi a Trezene dal re Pitteo che, compresa la profezia, lo fece ubriacare e gli presentò la figlia Etra. Egeo e Etra si unirono e concepirono Perseo. Prima di tornare ad Atene, Egeo nascose i calzari, la spada e lo scudo sotto una rocca e disse a Etra che quando loro figlio sarebbe cresciuto avrebbe dovuto recuperarli e portarli ad Atene per rivendicare la sua origine reale. Gli anni passarono, Egeo aveva preso in moglie Medea e avuto un altro figlio, Medo. Teseo recuperati gli oggetti del padre partì alla volta di Atene come la madre gli aveva detto. Al suo arrivo Medea fece in tutti i modo per ucciderlo. Prima facendogli affrontare il toro di Maratona, che Teseo catturò, poi tentò del vino avvelenato. Egeo riconosciuti i calzari, lo scudo e la spada fece appena in tempo a levargli la coppa di vino dalla mano. Padre e figlio si riunirono.
Nascita del Minotauro
immagine: vasellame attico con immagine del Minotauro
il mito: Minosse, re di Creta, possedeva uno splendido toro bianco che aveva promesso di sacrificare al dio Poseidone. Tuttavia il toro era talmente bello che alla fine decise di non rispettare la sua parola e tenerlo per se. Poseidone per vendicarsi fece nascere in Pasifae, moglie di Monosse, un'attrazione incontrollabile per il toro. Il toro, dal canto suo, non ne voleva sapere di unirsi a Pasifae, per cui la regina chiese aiuto all'architetto Dedalo. Dedalo era un ingegnere/architetto ateniese molto famoso. Egli escogitò un piano: costruì una vacca di bronzo cava all'interno in modo da farci nascondere Pasifae. Il toro, ingannato, si unì alla vacca che in realtà era Pasifae. Il frutto di questa unione fu un essere con il corpo di uomo e la testa di toro: il Minotauro.
Il re Minosse che non poteva sopportare la vista del Minotauro ma allo stesso tempo non voleva ucciderlo, fece costruire a Dedalo il famoso labirinto da cui era quasi impossibile uscire. Continua...
il mito: Minosse, re di Creta, possedeva uno splendido toro bianco che aveva promesso di sacrificare al dio Poseidone. Tuttavia il toro era talmente bello che alla fine decise di non rispettare la sua parola e tenerlo per se. Poseidone per vendicarsi fece nascere in Pasifae, moglie di Monosse, un'attrazione incontrollabile per il toro. Il toro, dal canto suo, non ne voleva sapere di unirsi a Pasifae, per cui la regina chiese aiuto all'architetto Dedalo. Dedalo era un ingegnere/architetto ateniese molto famoso. Egli escogitò un piano: costruì una vacca di bronzo cava all'interno in modo da farci nascondere Pasifae. Il toro, ingannato, si unì alla vacca che in realtà era Pasifae. Il frutto di questa unione fu un essere con il corpo di uomo e la testa di toro: il Minotauro.
Il re Minosse che non poteva sopportare la vista del Minotauro ma allo stesso tempo non voleva ucciderlo, fece costruire a Dedalo il famoso labirinto da cui era quasi impossibile uscire. Continua...
venerdì 28 giugno 2013
Il Diluvio mitologico
dipinto: Deucalione e Pirra, Giovanni Bottalla, XVII secolo
IL DILUVIO MITOLOGICO: anche nella mitologia greca, Zeus, stanco dei vizi e della corruzione degli uomini decide di sterminare la razza umana generando un diluvio universale che però durò solo 9 giorni. Gli unici ad essere salvati furono Deucalione e Pirra, figli di Prometeo ed Epimeteo rispettivamente. Prometeo, infatti, il titano che amava il genere umano andrò contro gli dei e per questo fu punito da Zeus già in occasione del furto del fuoco divino. Questa volta egli avvertì il figlio dell'imminente diluvio e gli disse di costruire un'arca e partire con la moglie. Quando il diluvio terminò la razza umana non esisteva più, eccetto Deucalione e Pirra. Si ritrovarono sul monte Parnaso e qui dopo aver ringraziato Zeus per averli salvati furono informato da un Oracolo che a loro sarebbe spettato il compito di generare la nuova razza umana. Come? Semplicemente gettando i semi della madre per terra. Capirono che la madre era la terra, Gea, quindi i semi erano dei sassi. Così fecere e da ogni sasso lanciato dietro le spalle da Deucalione nacque un uomo, una donna dai sassi di Pirra. La stirpe umana iniziò a ripopolare la terra.
Edipo e Antigone
dipinto: Edipo e Antigone, Charles François Jalabert, XIX secolo, Marsiglia, Musée des Beaux Arts
il mito: quando il re Edipo seppe di aver ucciso il padre Laio si accecò per il dolore. I figli maschi non vollero più vedere e lo fecero cacciare da Tebe. La figlia Antigone, anche lei protagonista di una tragedia di Sofocle che vedremo più avanti, non lo abbandonò fino alla fine. Nel peregrinare lungo la Grecia, giunsero a Colono dove, ospitato da Teseo, Edipo decise di morire e far benedire quella terra dagli dei (un Oracolo aveva predetto che la terra che avrebbe ospiatato la sua tomba sarebbe stata benedetta).
il mito: quando il re Edipo seppe di aver ucciso il padre Laio si accecò per il dolore. I figli maschi non vollero più vedere e lo fecero cacciare da Tebe. La figlia Antigone, anche lei protagonista di una tragedia di Sofocle che vedremo più avanti, non lo abbandonò fino alla fine. Nel peregrinare lungo la Grecia, giunsero a Colono dove, ospitato da Teseo, Edipo decise di morire e far benedire quella terra dagli dei (un Oracolo aveva predetto che la terra che avrebbe ospiatato la sua tomba sarebbe stata benedetta).
giovedì 27 giugno 2013
Elena e Paride: L'origine della guerra di Troia
dipinto: Elena e Paride, autore ignoto, neoclassicismo francese
LA GUERRA DI TROIA: secondo la mitologia greca la guerra fu combattuta tra i greci e gli abitanti di Troia (nell'attuale Turchia) per il controllo dell?Ellesponto. Omero, nell'Iliade, racconta che la causa che scatenò la guerra fu il rapimento di Elena, regina di Lacedemone (la città che sarà poi chiamata Sparta) moglie di Menelao, da parte di Paride fratello di Ettore e figlio di Priamo, re di Troia. Troppi concetti? non importa..è bene saperli..Dunque Menelao un po arrabbiato con Paride, riunisce un esercito grazie all'aiuto del fratello Agamennone che ne era comandante. LA guerrà durò 10 anni con molte perdite da entrambe le parti: Ettore, fratello di Paride e futuro re di Troia, ucciso da Achille per vendicare la morte dell'amato Patroclo (ucciso per errore da Ettore). Lo stesso Achille perirà in questa battaglia. I pochi superstiti, tra cui Ulisse daranno origine a nuovi grandi avventure: l'Odissea.
martedì 25 giugno 2013
personaggi mitologici: Ares (Marte)
dipinto: Venere e Marte, Jacques Luis David, 1824
Ares è il secondo figlio legittimo di Zeus ed Era, dopo Efesto (Vulcano). E' sicuramente il meno simpatico tra gli dei dell'Olimpo in quanto incarna gli aspetti negativi della guerra, al contrario della sorella Atena. A suo agio sui campi di battaglia spinge i combattenti al massacro. Durante la guerra di Troia, Atena si schierò con i greci (gli Achei) e Ares con i Troiani. Atena ebbe la meglio e a lungo si vantò della vittoria.
In epoca romana Ares fu venerato con il nome di Marte e diviene simbolo e protettore dell'esercito romano. Il mito vuole che dalla vestale Rea Silvia ebbe due figli, Romolo e Remo che furono i fondatori di Roma.
Fu lui che, quando la madre abbandono i neonati per volere del padre, inviò una lupa ad allattarli. Gli artisti hanno rappresentato soprattutto il suo amore con Afrodite (Venere), da cui ebbe due figli, Fobo e Deimo (Terrore e Paura) che lo accompagnavano nei campi di battaglia.
Mercurio e Argo
dipinto: Mercurio e Argo, Jacob Jordaens, 1620
questo mito è collegato a quello di Giove (Zeus) e Io. Quando Giove fu sorpreso in fragrante dalla moglie Giunone (Era), trasformò Io in una giovenca e la regalò alla moglie. Giunone che non si fidava molto di Giove fece sorvegliare Io dal gigante Argo. Argo il gigante dai 100 occhi, non dormiva mai con tutti contemporaneamente quindi per Giove era impossibile avvicinarsi ad Io. Mercurio (Ermes) si offrì di aiutare Giove. Intrattenne col suo flauto il povero Argo fino a che questi si addormentò e quel punto ne approfittò per tagliargli la testa. Giove potè così riunirsi a Io anche se per poco, mentre Giunone scoperto il cadavere di Argo ne raccolse gli occhi e li usò per adornare la coda del suo pavone (Il pavone è il simbolo di Giunone/Era).
questo mito è collegato a quello di Giove (Zeus) e Io. Quando Giove fu sorpreso in fragrante dalla moglie Giunone (Era), trasformò Io in una giovenca e la regalò alla moglie. Giunone che non si fidava molto di Giove fece sorvegliare Io dal gigante Argo. Argo il gigante dai 100 occhi, non dormiva mai con tutti contemporaneamente quindi per Giove era impossibile avvicinarsi ad Io. Mercurio (Ermes) si offrì di aiutare Giove. Intrattenne col suo flauto il povero Argo fino a che questi si addormentò e quel punto ne approfittò per tagliargli la testa. Giove potè così riunirsi a Io anche se per poco, mentre Giunone scoperto il cadavere di Argo ne raccolse gli occhi e li usò per adornare la coda del suo pavone (Il pavone è il simbolo di Giunone/Era).
lunedì 24 giugno 2013
Re Mida e il dono di Dioniso
Mida fu un leggendario re della Frigia che
abbiamo già incontrato nel mito di Apollo e Marsia quando dovette
giudicare chi fra i due fosse il più abile musicista. Ne uscì con due
orecchie d'asino. Questo è invece il
mito del dono che il dio del vino Dioniso (Bacco) volle fargli per aver
ospitato il satiro Sileno, tutore di Dioniso, che ubriaco si era perso
per le campagne della Frigia. Dioniso disse a Mida che avrebbe esaurito
qualsiasi desiderio e il re chiese di aver il dono di trasformare in oro
qualunque cosa toccasse. Dioniso lo accontentò ma ben presto Mida capì
di non aver fatto una scelta oculata. L'avidità di denaro lo avrebbe
portato alla morte. Non poteva mangiare in quanto ogni cosa si tramutava
in oro e persino i propri figli, quando cercò di coccolarli, divennero
d'oro. Disperato tornò da Dioniso a pregarlo di revocargli il dono.
Dioniso lo accontentò impietosito dal suo sincero pentimento.
domenica 23 giugno 2013
La maledizione di Cassandra
immagine: pittura su vaso, Cassandra e Aiace, Pittore di Licurgo
il mito: nel precednte post su Cassandra e Apollo via abbiamo descritto
come la figlia del re Priamo si era rifugiata nel santuario di Minerva
quando i greci invasero Troia. Li fu raggiunta e sorpresa da Aiace
Cileo, condottiero greco, che la stuprò. La dea Minerva inorridita dallo
sdegnoso gesto di Aiace lo incenerì con un fulmine sulla sua nave
mentre faceva ritorno in Grecia. I compagni di Aiace riuscirono a
fuggire fondando in Calabria la nuova Locri. Cassandra tuttavia lanciò
su di loro una maledizione: <<Causa di lutto sarò a molte madri
che resteran prive delle loro figliole. In paese nemico manderanno
fanciulle che resteranno prive di nozze. O voi delle mie nozze violente
sconterete la pena...>>. Locri fu colpita da una terribile
pestilenza che decimò la popolazione. Fu interrogato l'Oracolo di Apollo
che sentenziò che per far cessare le pene della città bisognava
cancellare la macchia del peccato di Aiace contro Cassandra e per far
ciò bisognava inviare ogni anno a Troia due vergini locresi scelte tra
le 100 più nobili famiglie. Questo sarebbe dovuto durare per mille anni. Le fanciulle sarebbero state condannate alla castità e a servire nel Tempio
di Athena Ilias. Dopo il primo invio la peste finì a Locri. Oggi nella
città calabrese è presente un'area archeologica nota come Centocamere,
in quanto sono presenti resti di 100 abitazioni. Da queste molto
probabilmente partirono alcune delle vergini inviate a Troia.
Il giudizio del re Mida (Apollo e Marsia)
dipinto: Il Giudizio di Mida, Catalogo Fondazione Zeri di Urbino (Italia)
il mito: questa è la triste storia di Marsia, il satiro che sfidò un dio, sebbene a colpi di musica. Tutto iniziò quando la dea Artemide inventò il flauto. Sebbene ne fose ottima suonatrice gli altri dei dell'Olimpo la prendevano in giro. Un giorno specchiandosi in un lago mentre suonava si accorse che la sua faccia era totalmente stravolta, ovvero che mentre suonava le guance gli si gonfiavano e arrossivano e perdeva così la grazia che la caratterizzava. Decise allora di buttare via il flauto. Quando Marsia lo trovò si mise a suonarlo e ben presto divenne molto abile. Decise allora di sfidare Apollo con la sua lira, sarebbe stato il re della Frigia, Mida, il giudice della gara. Dopo averli ascoltati Mida decretò che il vincitore era Marsia. Apollo, furioso, aggiunse una nuova prova alla gara. Il vincitore sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a suonare lo strumento al contrario. Mentre ciò era possibile con la lira, non lo era affatto col flauto. Così Mida dichiarò Apollo vincitore e questi volle vendicarsi facendo scorticare il povero Marsia (molti artisti hanno rappresentato questa scena, perfino Tiziano. A noi sembra meglio mostrare il giudizio di Mida sebbene in un immagine bianco e nero e di artista ignoto per noi). Quanto al re Mida, Apollo volle punirlo per il suo primo giudizio e gli fece crescere due grandi orecchie di Asino. Nei prossimi post vedremo le avventure del re Mida con le sue "nuove orecchie".
il mito: questa è la triste storia di Marsia, il satiro che sfidò un dio, sebbene a colpi di musica. Tutto iniziò quando la dea Artemide inventò il flauto. Sebbene ne fose ottima suonatrice gli altri dei dell'Olimpo la prendevano in giro. Un giorno specchiandosi in un lago mentre suonava si accorse che la sua faccia era totalmente stravolta, ovvero che mentre suonava le guance gli si gonfiavano e arrossivano e perdeva così la grazia che la caratterizzava. Decise allora di buttare via il flauto. Quando Marsia lo trovò si mise a suonarlo e ben presto divenne molto abile. Decise allora di sfidare Apollo con la sua lira, sarebbe stato il re della Frigia, Mida, il giudice della gara. Dopo averli ascoltati Mida decretò che il vincitore era Marsia. Apollo, furioso, aggiunse una nuova prova alla gara. Il vincitore sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a suonare lo strumento al contrario. Mentre ciò era possibile con la lira, non lo era affatto col flauto. Così Mida dichiarò Apollo vincitore e questi volle vendicarsi facendo scorticare il povero Marsia (molti artisti hanno rappresentato questa scena, perfino Tiziano. A noi sembra meglio mostrare il giudizio di Mida sebbene in un immagine bianco e nero e di artista ignoto per noi). Quanto al re Mida, Apollo volle punirlo per il suo primo giudizio e gli fece crescere due grandi orecchie di Asino. Nei prossimi post vedremo le avventure del re Mida con le sue "nuove orecchie".
Apollo e Leucotoe
dipinto: Apollo e Leucotoe, Antoine Boizot XVIII secolo, Museo delle belle arti di Tours
il mito: dopo il precedente post in cui vi abbiamo raccontato il mito di Cassandra ecco un altro amore di Apollo che non andò a finire proprio bene. Apollo si innamorò di Leucotoe figlia del re di Babilonia che il padre teneva segregata all'interno del suo palazzo. Per avvicinarsi a lei Apollo prese le sembianze della madre Eurinome e giunto nelle sue stanze riacquistò il suo aspetto. Leucotoe ne fu molto felice e si abbandonò al suo amore. Clizia, una ninfa che Apollo aveva abbandonato dopo essersi innamorato di Leucotoe avvisò il re dell'accaduto. Il re, furioso, fece seppellire la figlia viva e Apollo non potè far nulla per salvarla. Decise allora di tramutarla in germoglio di Incenso in modo da poter sentire il suo profumo fino al cielo. Quanto a Clizia Apollo non volle più vederle e lei quasi ne morì di disperazione finoa che Apollo decise di trasformarla in un fiore che avrebbe sempre rivolto il suo sguardo verso di lui: il Girasole.
il mito: dopo il precedente post in cui vi abbiamo raccontato il mito di Cassandra ecco un altro amore di Apollo che non andò a finire proprio bene. Apollo si innamorò di Leucotoe figlia del re di Babilonia che il padre teneva segregata all'interno del suo palazzo. Per avvicinarsi a lei Apollo prese le sembianze della madre Eurinome e giunto nelle sue stanze riacquistò il suo aspetto. Leucotoe ne fu molto felice e si abbandonò al suo amore. Clizia, una ninfa che Apollo aveva abbandonato dopo essersi innamorato di Leucotoe avvisò il re dell'accaduto. Il re, furioso, fece seppellire la figlia viva e Apollo non potè far nulla per salvarla. Decise allora di tramutarla in germoglio di Incenso in modo da poter sentire il suo profumo fino al cielo. Quanto a Clizia Apollo non volle più vederle e lei quasi ne morì di disperazione finoa che Apollo decise di trasformarla in un fiore che avrebbe sempre rivolto il suo sguardo verso di lui: il Girasole.
Il mito di Cassandra e la distruzione di Troia
dipinto: " Cassandra prega Minerva di
vendicare la distruzione di Troia " (contro Aiace), Jérome - Martin
Langlois, 1810, Chambéry, Musée des Beaux
il mito: Cassandra, figlia di Priamo e sorella di Paride, fu uno dei tanti amori di Apollo, dio del Sole. Per sedurla Apollo gli diede il dono della divinazione ovvero di prevedere il futuro. Nonostante ciò Cassandra continuò a rifiutare il suo amore. Apollo, furioso, modificò il suo regalo: Cassandra avrebbe continuato ad avere il suo dono ma più nessuno le avrebbe creduto. E così, Quando il cavallo di legno fu posto all'interno delle mura di Troia, lei mise in guardia più volte i troiani del pericolo che si celava ma nessuno le credette.
Nel dipinto di Langlois Cassandra è ritratta adagiata ai piedi dell'altare del tempio di Minerva durante l'assedio dei greci nella città di Troia, inerme e rassegnata al suo destino.
il mito: Cassandra, figlia di Priamo e sorella di Paride, fu uno dei tanti amori di Apollo, dio del Sole. Per sedurla Apollo gli diede il dono della divinazione ovvero di prevedere il futuro. Nonostante ciò Cassandra continuò a rifiutare il suo amore. Apollo, furioso, modificò il suo regalo: Cassandra avrebbe continuato ad avere il suo dono ma più nessuno le avrebbe creduto. E così, Quando il cavallo di legno fu posto all'interno delle mura di Troia, lei mise in guardia più volte i troiani del pericolo che si celava ma nessuno le credette.
Nel dipinto di Langlois Cassandra è ritratta adagiata ai piedi dell'altare del tempio di Minerva durante l'assedio dei greci nella città di Troia, inerme e rassegnata al suo destino.
sabato 22 giugno 2013
Le avventure di Ulisse: Odissea
dipinto: Odisseo nella grotta di Polifemo, Jakob Jordaens, secolo XVI Museo Puskin Mosca
introduzione: L'Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. Narra le vicende di Odisseo (o Ulisse in latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. Telemaco, il figlio di Ulisse, era ancora bambino quando Ulisse partì per la guerra di Troia. Oggi ha circa 20 anni e nessuna notizia del padre. La moglie di Ulisse Penelope è costretta a sopportare le angherie dei proci che aspirano al trono di re di Itaca. Penelope disse loro che avrebbe scelto solo dopo aver terminato di tessere la sua tela (che però ogni notte disfaceva). La dea Atena, aspettando dell'assenza di Poseidone nemico giurato di Ulisse in quanto questi ne aveva accecato il figlio Polifemo sull'isola dei Ciclopi, discute con Zeus su come aiutare Ulisse. Decide quindi di recarsi da Telemaco, sotto le sembianze di Mentore, e lo esorta a mettersi alla ricerca del padre. Telemaco convoca un'assemblea ad Itaca e organizza una spedizione alla ricerca di Ulisse. Incontrerà Nestore, eroe che aveva fatto ritorno a Pilo e successivamente accompagnato dal figlio di Nestore, Pisistrato, giunge a Sparta da Menelao ed Elena che si erano nel frattempo riconciliati. Qui apprende che il padre è prigioniero sull'isola di Ortigia della ninfa Calypso che si era innamorata di lui. Vi rimase per 7 anni. Solo grazie all'aiuto di Ermes che convince Calypso a lasciarlo ripartire, Ulisse si rimette in mare con una zattera che puntualmente Poseidone fa naufragare. Ulisse si ritrova sulla spiaggia di Scheria dove viene ospitato dal re Alcinoo. Qui Ulisse che non rivela la sua identità ascolta i racconti della guerra di Troia narrati da alcuni reduci e cantori fino a che decide di rivelarsi e raccontare la sua versione. Dopo aver ascoltato le sue peripezie gli abitanti decidono di aiutarlo a tornare a Itaca. L'origine dell'opera risale probabilmente ad alcuni racconti marinari dell'Asia minore, in particolare della regione della Caria, dove Odisseo era un dio marino più tardi assimilato a Poseidone.
introduzione: L'Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. Narra le vicende di Odisseo (o Ulisse in latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. Telemaco, il figlio di Ulisse, era ancora bambino quando Ulisse partì per la guerra di Troia. Oggi ha circa 20 anni e nessuna notizia del padre. La moglie di Ulisse Penelope è costretta a sopportare le angherie dei proci che aspirano al trono di re di Itaca. Penelope disse loro che avrebbe scelto solo dopo aver terminato di tessere la sua tela (che però ogni notte disfaceva). La dea Atena, aspettando dell'assenza di Poseidone nemico giurato di Ulisse in quanto questi ne aveva accecato il figlio Polifemo sull'isola dei Ciclopi, discute con Zeus su come aiutare Ulisse. Decide quindi di recarsi da Telemaco, sotto le sembianze di Mentore, e lo esorta a mettersi alla ricerca del padre. Telemaco convoca un'assemblea ad Itaca e organizza una spedizione alla ricerca di Ulisse. Incontrerà Nestore, eroe che aveva fatto ritorno a Pilo e successivamente accompagnato dal figlio di Nestore, Pisistrato, giunge a Sparta da Menelao ed Elena che si erano nel frattempo riconciliati. Qui apprende che il padre è prigioniero sull'isola di Ortigia della ninfa Calypso che si era innamorata di lui. Vi rimase per 7 anni. Solo grazie all'aiuto di Ermes che convince Calypso a lasciarlo ripartire, Ulisse si rimette in mare con una zattera che puntualmente Poseidone fa naufragare. Ulisse si ritrova sulla spiaggia di Scheria dove viene ospitato dal re Alcinoo. Qui Ulisse che non rivela la sua identità ascolta i racconti della guerra di Troia narrati da alcuni reduci e cantori fino a che decide di rivelarsi e raccontare la sua versione. Dopo aver ascoltato le sue peripezie gli abitanti decidono di aiutarlo a tornare a Itaca. L'origine dell'opera risale probabilmente ad alcuni racconti marinari dell'Asia minore, in particolare della regione della Caria, dove Odisseo era un dio marino più tardi assimilato a Poseidone.
Il mito di Orione
dipinto: Orione ceco alla ricerca del Sole nascente, Nicolas Poussin
il mito: nella mitologia greca Orione è un gigante cacciatore, figlio di Poseidone ed Euriale (figlia del re Minosse di Creta). Si narra che giunto sull'isola di Chio, Orione corteggiò Merope, la figlia del re Enopio, che irato lo fece accecare. Orione si rifugiò nell'isola di Lemno dove grazie all'iuto di Efesto e del suo aiutante Cedalione che lo condusse dove sorgeva il sole, riacquisto la vista grazie ad Eos, l'Aurora. Orione decise allora di sposare la dea. Nel frattempo Artemide, dea della caccia, che con lui aveva condiviso molte battute di caccia si era innamorata di lui. Orione rifiutò più volte il suo amore in quanto fedele alla moglie Aurora. Tuttavia quando Artemide venne a sapere che Orione si era invaghito delle Pleiadi, le 7 figlie di Atlante, scoppiò d'ira e inviò un toro a tormentare le fanciulle e uno Scorpione ad uccidere Orione. Orione era sempre accompagnato dal fedele cane Sirio (state pensando forse alle stelle? fate bene..). Una notte lo scorpione si intrufolò nella tende e attese che Orione e Sirio fossero tornati e si fossero addormentati per pungerli e iniettare il veleno letale. Zeus impedì che questo avvenisse e decise di trasformare i protagonisti di questa vicenda in bellissime costellazioni: quella di Orione seguita sempre dalla stella Sirio e quella dello Scorpione. Tuttavia Zeus volle che non potessero mai incontrarsi, infatti, lo Scorpione sorge solo quando Orione tramonta.
il mito: nella mitologia greca Orione è un gigante cacciatore, figlio di Poseidone ed Euriale (figlia del re Minosse di Creta). Si narra che giunto sull'isola di Chio, Orione corteggiò Merope, la figlia del re Enopio, che irato lo fece accecare. Orione si rifugiò nell'isola di Lemno dove grazie all'iuto di Efesto e del suo aiutante Cedalione che lo condusse dove sorgeva il sole, riacquisto la vista grazie ad Eos, l'Aurora. Orione decise allora di sposare la dea. Nel frattempo Artemide, dea della caccia, che con lui aveva condiviso molte battute di caccia si era innamorata di lui. Orione rifiutò più volte il suo amore in quanto fedele alla moglie Aurora. Tuttavia quando Artemide venne a sapere che Orione si era invaghito delle Pleiadi, le 7 figlie di Atlante, scoppiò d'ira e inviò un toro a tormentare le fanciulle e uno Scorpione ad uccidere Orione. Orione era sempre accompagnato dal fedele cane Sirio (state pensando forse alle stelle? fate bene..). Una notte lo scorpione si intrufolò nella tende e attese che Orione e Sirio fossero tornati e si fossero addormentati per pungerli e iniettare il veleno letale. Zeus impedì che questo avvenisse e decise di trasformare i protagonisti di questa vicenda in bellissime costellazioni: quella di Orione seguita sempre dalla stella Sirio e quella dello Scorpione. Tuttavia Zeus volle che non potessero mai incontrarsi, infatti, lo Scorpione sorge solo quando Orione tramonta.
venerdì 21 giugno 2013
Il mito di Giove e Io
dipinto: Giove dona Io a Giunone, David Teniers il vecchio, 17h secolo
il mito: questa è la triste storia di Io, figlia del re-fiume di Argo, Inaco. Io è una fanciulla bellissima e Giove si innamora di lei. Per non farsi scoprire dalla moglie Giunone assume le sembianze di una nube e si unisce a Io. Giunone tuttavia sospettava una relazione tra i due e stava per coglierli sul fatto, senonchè Giove, pur di sfuggire all'ira della moglie trasfoma Io una Giovenca (giovane vacca) e la dona a Giunone quando questa giunge dove si trovavano gli amanti. Giunone tuttavia non se la bevette facilmente. Mandò un tafano a tormentare la povera Io che fuggì costeggiando il mare che da allora porta il nome di Io-nico. Giunse in Asia minore, attraversò il Bosforo (che in greco vuol dire passaggio della giovenca) e giunse alla fine in Egitto dove riacquistò le sembianze umane e assunse il nome di Iside, la famosa dea egiziana. Dall'unione con Giove nacque Epafo, in seguito venerato come Api il dio bue.
il mito: questa è la triste storia di Io, figlia del re-fiume di Argo, Inaco. Io è una fanciulla bellissima e Giove si innamora di lei. Per non farsi scoprire dalla moglie Giunone assume le sembianze di una nube e si unisce a Io. Giunone tuttavia sospettava una relazione tra i due e stava per coglierli sul fatto, senonchè Giove, pur di sfuggire all'ira della moglie trasfoma Io una Giovenca (giovane vacca) e la dona a Giunone quando questa giunge dove si trovavano gli amanti. Giunone tuttavia non se la bevette facilmente. Mandò un tafano a tormentare la povera Io che fuggì costeggiando il mare che da allora porta il nome di Io-nico. Giunse in Asia minore, attraversò il Bosforo (che in greco vuol dire passaggio della giovenca) e giunse alla fine in Egitto dove riacquistò le sembianze umane e assunse il nome di Iside, la famosa dea egiziana. Dall'unione con Giove nacque Epafo, in seguito venerato come Api il dio bue.
Il mito di Teseo - parte 1
immagine: Teseo uccide il Minotauro, da un antico vaso greco
il mito: Teseo è un leggendario re di Atene figlio di Poseidone e di Etra seconda una versione del mito, di Egeo e Etra secondo un'altra versione. Egeo era re di Atene, su unì a Cetra sull'isola di Samo e dalla loro unione nacque Teseo. Il re prima di lasciare l'isola seppellì un sandalo e la sua spada sotto un'enorme roccia e disse a Etra che quando loro figlio sarebbe cresciuto sarebbe dovuto tornare a Samo e recuparer questi oggetti per dimostrare la sua discendenza reale. Egeo torno ad Atene e sposò Medea. Quando Teseo crebbe recuperò gli oggetti del padre. Etra allora gli disse la verità sull’identità di suo padre, e gli spiegò che avrebbe dovuto riportare le armi a corte e reclamare i suoi diritti di nascita.Per recarsi ad Atene aveva due scelte: la prima via mare, la seconda via terra ma avrebbe dovuto affrontare le sei porte degli inferi, ognuna delle quali era sorvegliata da un demone ctonio che assumeva le sembianza di un bandito. Teseo scelse questa seconda via. Giunto nella città di Epidauro consacrata ad Apollo affontò il primo demone, Perifete che uccideva i suoi rivali con una clava ricoperta di bronzo. Teseo lo affontò e lo uccise e ne tenne la clava che da allora lo caratterizza nelle rappresentazioni, soprattutto negli natichi vasi. Giunto a Corinto affrontò i secondo demone/ladro, Sini che usava uccidere i malcapitati legandoli per i piedi alle cime di due pini che aveva appositamente piegato per poi lasciarli tornare alla loro posizione originaria, squartando le sue vittime. Teseo lo sconfisse e lo sottopose allo stesso trattamento. Si unì poi alla figlia generando Melanippo. Appena a nord dell’istmo, in un paese chiamato Crommione, uccise un enorme e feroce maiale, la scrofa di Crommione che secondo altre versioni della leggenda si chiamava Fea. Giunto a Megare dovette affrontare la quarta fatica, il vecchio brigante Scirone costringeva le sue vittime a lavargli i piedi sulla cima di una rupe equando questi erano chinato con un calcio li buttava giù in mare dove venivano divorati da un mostro marino. Teseo sconfisse anche lui e gli riservò lo stesso trattamento delle sue vittime. Fu la volta della quinta fatica. Dovette affrontare il re degli Eleusi, Cercione che era solito affrontare i passanti a duello e dopo averli sconfitti ucciderli. Teseo lo sconnfisse e lo uccise. L’ultimo bandito che affrontò fu Procuste, che aveva un letto sul quale offriva di riposarsi ai viaggiatori che incrociava sulla piana di Eleusi. Quando si stendevano li legava e provvedeva ad "adattarli" al letto o stirando loro le membra con delle carrucole o mozzando loro i piedi e le gambe. Naturalmente Teseo applicò al furfante la stessa procedura che egli stesso applicava alle sue vittime. Era adesso vicinissimo ad Atene. Continua...
il mito: Teseo è un leggendario re di Atene figlio di Poseidone e di Etra seconda una versione del mito, di Egeo e Etra secondo un'altra versione. Egeo era re di Atene, su unì a Cetra sull'isola di Samo e dalla loro unione nacque Teseo. Il re prima di lasciare l'isola seppellì un sandalo e la sua spada sotto un'enorme roccia e disse a Etra che quando loro figlio sarebbe cresciuto sarebbe dovuto tornare a Samo e recuparer questi oggetti per dimostrare la sua discendenza reale. Egeo torno ad Atene e sposò Medea. Quando Teseo crebbe recuperò gli oggetti del padre. Etra allora gli disse la verità sull’identità di suo padre, e gli spiegò che avrebbe dovuto riportare le armi a corte e reclamare i suoi diritti di nascita.Per recarsi ad Atene aveva due scelte: la prima via mare, la seconda via terra ma avrebbe dovuto affrontare le sei porte degli inferi, ognuna delle quali era sorvegliata da un demone ctonio che assumeva le sembianza di un bandito. Teseo scelse questa seconda via. Giunto nella città di Epidauro consacrata ad Apollo affontò il primo demone, Perifete che uccideva i suoi rivali con una clava ricoperta di bronzo. Teseo lo affontò e lo uccise e ne tenne la clava che da allora lo caratterizza nelle rappresentazioni, soprattutto negli natichi vasi. Giunto a Corinto affrontò i secondo demone/ladro, Sini che usava uccidere i malcapitati legandoli per i piedi alle cime di due pini che aveva appositamente piegato per poi lasciarli tornare alla loro posizione originaria, squartando le sue vittime. Teseo lo sconfisse e lo sottopose allo stesso trattamento. Si unì poi alla figlia generando Melanippo. Appena a nord dell’istmo, in un paese chiamato Crommione, uccise un enorme e feroce maiale, la scrofa di Crommione che secondo altre versioni della leggenda si chiamava Fea. Giunto a Megare dovette affrontare la quarta fatica, il vecchio brigante Scirone costringeva le sue vittime a lavargli i piedi sulla cima di una rupe equando questi erano chinato con un calcio li buttava giù in mare dove venivano divorati da un mostro marino. Teseo sconfisse anche lui e gli riservò lo stesso trattamento delle sue vittime. Fu la volta della quinta fatica. Dovette affrontare il re degli Eleusi, Cercione che era solito affrontare i passanti a duello e dopo averli sconfitti ucciderli. Teseo lo sconnfisse e lo uccise. L’ultimo bandito che affrontò fu Procuste, che aveva un letto sul quale offriva di riposarsi ai viaggiatori che incrociava sulla piana di Eleusi. Quando si stendevano li legava e provvedeva ad "adattarli" al letto o stirando loro le membra con delle carrucole o mozzando loro i piedi e le gambe. Naturalmente Teseo applicò al furfante la stessa procedura che egli stesso applicava alle sue vittime. Era adesso vicinissimo ad Atene. Continua...
mercoledì 19 giugno 2013
Il mito di Edipo Re: la fine
dipinto:
il mito: salito sul trono di Tebe, Edipo ebbe quattro figli da Giocasta, 2 maschi e 2 femmine: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Tebe attraversò un lungo periodo di felicità fino a che la peste si abbatté sulla città. Edipo inviò Creonte presso l'Oracolo di Delphi che sentenziò che la peste si sarebbe calmata solo se l'uccisione del re Laio (padre di Edipo) fosse stata vendicata. Edipo lanciò una maledizione su chi era stato l'uccisore condannandolo all'esilio (Edipo non sapeva di essere stato lui la causa della morte del vero padre). Edipo chiese poi all'indovino Tiresia famoso per la sua chiaroveggenza. Tiresia sapendo la verità si rifiutò di rispondere e Edipo cominciò a sospettare che Tiresia e Creonte fossero gli assassi di Laio. Si accese una disputa. Giocasta accusò Tiresia di non essere un vero indovino in quanto la sua precedente profezia che il figlio di Laio l'avrebbe sposata non si era avverata (almeno così lei credeva). Giocasta dise invece che Laio era stato ucciso durante un viaggio in carovana. Al sentire queste parole Edipo si fece descrivere il re e la carovana e capì che l'uomo che aveva ucciso, Laio, stando alla profezia era il suo vero padre. L'epilogo fu tragico, Giocasta si uccise ed Edipo si acceò con una spilla della moglie e come lui stesso aveva sentenziato dovette andarsene da Tebe, in esilio. Infatti, Creonte divenuto re, tentò di tenere nascosta la vicenda ma i figli maschi di Edipo, Eteocle e Polinice, chiesero che fosse cacciato da Tebe. Edipo, disgustato dal loro comportamento se ne andò ma lanciando una maledizione: sarebbe morti l'uno er mano dell'altro. Così Edipo accompagnato dalle giovani figlie Antigone e Ismene lasciò Tebe e iniziò a girovagare per il paese elemosinando da vivere. Giunto in Attica presso Colono fu accolto da Teseo che lo ospitò nella sua reggia. Avendo un Oracolo predetto che il paese che avrebbe ospitato la tomba di Edipo sarebbe stato benedetto dagli dei, Creonte chiese ad edipo di ritornare a Tebe, ma lui si rifiutò volendo ricambiare l'ospitatlità di Teseo. Così Edipo morì a Colono, in Attica. Gli era stato predetto che la fine sarebbe stata annunciata da un temporale. Così al primo tuono Edipo si fece accompagnare da Teseo nei pressi di un abisso dove alcuni scalini di bronzo conducevano agli inferi. Si fece lavare e vestire dalle figlie e con loro intonò un ultimo canto dopodichè dopo un ultimo tuono scomparve.
il mito: salito sul trono di Tebe, Edipo ebbe quattro figli da Giocasta, 2 maschi e 2 femmine: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Tebe attraversò un lungo periodo di felicità fino a che la peste si abbatté sulla città. Edipo inviò Creonte presso l'Oracolo di Delphi che sentenziò che la peste si sarebbe calmata solo se l'uccisione del re Laio (padre di Edipo) fosse stata vendicata. Edipo lanciò una maledizione su chi era stato l'uccisore condannandolo all'esilio (Edipo non sapeva di essere stato lui la causa della morte del vero padre). Edipo chiese poi all'indovino Tiresia famoso per la sua chiaroveggenza. Tiresia sapendo la verità si rifiutò di rispondere e Edipo cominciò a sospettare che Tiresia e Creonte fossero gli assassi di Laio. Si accese una disputa. Giocasta accusò Tiresia di non essere un vero indovino in quanto la sua precedente profezia che il figlio di Laio l'avrebbe sposata non si era avverata (almeno così lei credeva). Giocasta dise invece che Laio era stato ucciso durante un viaggio in carovana. Al sentire queste parole Edipo si fece descrivere il re e la carovana e capì che l'uomo che aveva ucciso, Laio, stando alla profezia era il suo vero padre. L'epilogo fu tragico, Giocasta si uccise ed Edipo si acceò con una spilla della moglie e come lui stesso aveva sentenziato dovette andarsene da Tebe, in esilio. Infatti, Creonte divenuto re, tentò di tenere nascosta la vicenda ma i figli maschi di Edipo, Eteocle e Polinice, chiesero che fosse cacciato da Tebe. Edipo, disgustato dal loro comportamento se ne andò ma lanciando una maledizione: sarebbe morti l'uno er mano dell'altro. Così Edipo accompagnato dalle giovani figlie Antigone e Ismene lasciò Tebe e iniziò a girovagare per il paese elemosinando da vivere. Giunto in Attica presso Colono fu accolto da Teseo che lo ospitò nella sua reggia. Avendo un Oracolo predetto che il paese che avrebbe ospitato la tomba di Edipo sarebbe stato benedetto dagli dei, Creonte chiese ad edipo di ritornare a Tebe, ma lui si rifiutò volendo ricambiare l'ospitatlità di Teseo. Così Edipo morì a Colono, in Attica. Gli era stato predetto che la fine sarebbe stata annunciata da un temporale. Così al primo tuono Edipo si fece accompagnare da Teseo nei pressi di un abisso dove alcuni scalini di bronzo conducevano agli inferi. Si fece lavare e vestire dalle figlie e con loro intonò un ultimo canto dopodichè dopo un ultimo tuono scomparve.
Diana e Endimione
dipinto: Diana e Endimione, affreschi di Annibale Carracci in Palazzo Farnese, Roma
il mito: Diana, dea della caccia, è da sempre nota come la dea vergine in quanto votata alla castità. Tuttavia non fu immune agli amori. Innamoratasi del giovane Endimione chiese a Giove di farlo addormentare in un sonno perpetuo in modo da poter trascorrere ogni notte con lui a contemplarlo.
il mito: Diana, dea della caccia, è da sempre nota come la dea vergine in quanto votata alla castità. Tuttavia non fu immune agli amori. Innamoratasi del giovane Endimione chiese a Giove di farlo addormentare in un sonno perpetuo in modo da poter trascorrere ogni notte con lui a contemplarlo.
Personaggi mitologici: Il re Edipo
il mito: Laio, re di Tebe, e la moglie Giocasta erano preoccupati per la sorte del loro regno in quanto non riuscivano ad avere un erede. Laio decide di consultare l'Oracolo di Delphi che gli rivela che forse questa è una benedizione in quanto suo figlio l'avrebbe ucciso e avrebbe sposato la moglie Giocasta. Questa situazione avrebbe generato tragedie a cascata fino alla rovina della famiglia. Laio allora decise di ripudiare la moglie senza darle una ragione ma Giocasta una notte riuscì ad ubriacarlo e a giacere nuovamente con lui: questa notte fu fatale. Nove mesi dopo, quando Giocasta ebbe il bimbo, Laio lo portò via da lei e lo espose incatenandolo per le caviglie ad un albero. Fu salvato da un pastore e dalla moglie del re di Corinto Peribea che lo portò con se. Il bimbo crebbe credendo di essere il figlio del re di Corinto, Polibo, e gli fu dato il nome di Edipo che in greco vuol dire "piede gonfio" a causa delle ferite causate dalle catene. Un giorno un rivale per volerlo offendere gli disse che lui non era il vero figlio del re ma un trovatello. Edipo chiese spiegazione ai genitori che dopo lunghe insistenze confermarono i fatti. Tuttavia Edipo era ancora incredulo e volle chiedere a l'Oracolo di Delphi. L'Oracolo ribadì anche a lui il responso: avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Edipo credendo che si riferisse a Polibo e Peribea non tornò più a Corinto e si recò invece a Tebe. Mentre si recava a Tebe incontrò un carro sul quale viaggiava Laio. Laio stava recandosi presso l'Oracolo di Delphi per chiedere aiuto contro una Sfinge che sottoponeva ad indivinelli gli abitanti di Tebe e divorava coloro che non indovinavano. Il cocchiere gli intimò di lasciar passare il re e non avendo ubbidito subito lo investì con il carro. Edipo infuriato balzò sul carro e uccise il cocchiere con una lancia, mentre Laio incastrato nelle redini dei cavalli finì a terra e fu trascinato da questi fno alla morte. La prima profezia si era compiuta. Creonte, fratello di Giocasta, e nuovo re di Tebe, promise in moglie la sorella a chiunque avesse sconfitto la sfinge. Accovacciata sul monte Ficio, presso Tebe, la creatura figlia di Tifone era un mostro con testa di donna, il corpo di leone, una coda di serpente e delle ali di rapace. Ad ogni passante, la creatura esponeva un indivinello insegnatole dalle Muse: «Qual era l'essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?». Esisteva anche un altro enigma: «Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?». Ma nessuno, fra i Tebani, aveva mai potuto risolvere questi enigmi, e la Sfinge li divorava uno dopo l'altro. Edipo risolse entrambi gli indivinelli. La risposta del primo era "l'uomo", del secondo "il giorno e la notte" (in greco il giorno è femminile). Creonte soddisfatto concesse il suo trono ad Edipo e Giocasta in sposa. La seconda profezia si era avverata. Le storie di edipo continuano in altri post...
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