domenica 30 giugno 2013

Ercole e Lica

disegno da omonima scultura di Canova

il mito: quando il Centauro Nesso tentò di rapire Deianira, Ercole lo uccise con una freccia. Prima di morire Nesso diede alla moglie di Ercole un po del suo sangue e la ingannò dicendole che avrebbe potuto preparare una pozione d'amore per Ercole. Così Deianira intrise dell'inguento preparato con il sangue di Nesso una veste che poi inviò ad Ercole. Quando questo la indossò il veleno entrò in circolo nel suo sangue che quasi prese fuoco. Ercole dal dolore lanciò l'innocente Lica in mare prima di morire tra le fiamme sul monte Oeta.

La rabbia di Achille

dipinto: La rabbia di Achille, Jacques Luis David, 1819

il mito: durante la guerra di Troia, Agamennone fece rapire Criseide, figlia del sacerdote troiano Crise. Apollo per punire l'affronto fece scoppiare una pestilenza tra l'esercito dei greci.
Achille si recò da Agamennone per chiedergli di restituire la ragazza alla città di Troia. Agamennone dal canto suo disse che avrebbe accettato solo se Achille gli avesse dato in cambio la sua schiava, Briseide. La collera di Achille aumentò ancora di più e sul momento di sguainare la spada per ferire a morte Agamennone fu fermato dall'intervento provvidenziale della dea Atena.

Le nozze di Teti e Peleo


dipinto: le nozze di Teti e Peleo, Jacob Jordaens, Museo del Prado

il mito: Teti era una ninfa bellissima appartenente alle nereidi (ninfe marine). Zeus e Poseidone si invaghirono di lei e fecero a gara per averla finchè, un Oracolo, sentenziò che il figlio di Teti sarebbe stato più forte e avrebbe spodestato il padre. Sia Zeus che Poseidone non vollero rischiare. Fecero sposare la bella ninfa con il re di Tessaglia, Peleo. Teti all'inizio si ribellò della rinuncia dei due pretendenti divini perchè Peleo era solo un uomo, decise di nascondersi in una grotta marina dove Peleo la trovò grazie all'aiuto del centauro Chirone. Decise allora di trasformarsi per non essere riconosciuta: prima in fuoco, poi in un serpente, poi in una tigre, in un albero, in un mostro marino...ma ogni volta Peleo la raggiungeva e la catturava. Teti si convinse che questo Peleo non era poi così inutile come gli altri uomini e questa sua ostinazione nell'averla la affascinava. Le nozze furono celebrate sul monte Pelio e furono presenti tutti gli dei. Solo la dea della discordia, Eris, non fu invitata. Eris per vendicarsi lanciò sul tavolo del banchetto una mela su cui erano incise le seguenti parole: "Alla più bella". Da questa contesa avrà origine una vicenda dalle conseguenze disastrose che vedremo nei prossimi post. Intanto godetevi il dipinto di Jordaens con le nozze di teti e Peleo e la famosa mela.

sabato 29 giugno 2013

Egeo e la nascita di Teseo


immagine: Kylix attica con Egeo che consulta l'oracolo della Pizia

(la Kylix era un calice per versare il vino)

il mito: Egeo fu re di Atene. Non riuscendo ad avere figli con le prime due mogli, Meta e Calciope decise di interpellare l'Oracolo di Delphi. L'Oracolo sentenziò: "Tieni chiuso il tuo otre di vino finché non avrai raggiunto il punto più alto della città di Atene, altrimenti un giorno ne morirai di dolore".

Si recò quindi a Trezene dal re Pitteo che, compresa la profezia, lo fece ubriacare e gli presentò la figlia Etra. Egeo e Etra si unirono e concepirono Perseo. Prima di tornare ad Atene, Egeo nascose i calzari, la spada e lo scudo sotto una rocca e disse a Etra che quando loro figlio sarebbe cresciuto avrebbe dovuto recuperarli e portarli ad Atene per rivendicare la sua origine reale. Gli anni passarono, Egeo aveva preso in moglie Medea e avuto un altro figlio, Medo. Teseo recuperati gli oggetti del padre partì alla volta di Atene come la madre gli aveva detto. Al suo arrivo Medea fece in tutti i modo per ucciderlo. Prima facendogli affrontare il toro di Maratona, che Teseo catturò, poi tentò del vino avvelenato. Egeo riconosciuti i calzari, lo scudo e la spada fece appena in tempo a levargli la coppa di vino dalla mano. Padre e figlio si riunirono.

Nascita del Minotauro

immagine: vasellame attico con immagine del Minotauro

il mito: Minosse, re di Creta, possedeva uno splendido toro bianco che aveva promesso di sacrificare al dio Poseidone. Tuttavia il toro era talmente bello che alla fine decise di non rispettare la sua parola e tenerlo per se. Poseidone per vendicarsi fece nascere in Pasifae, moglie di Monosse, un'attrazione incontrollabile per il toro. Il toro, dal canto suo, non ne voleva sapere di unirsi a Pasifae, per cui la regina chiese aiuto all'architetto Dedalo. Dedalo era un ingegnere/architetto ateniese molto famoso. Egli escogitò un piano: costruì una vacca di bronzo cava all'interno in modo da farci nascondere Pasifae. Il toro, ingannato, si unì alla vacca che in realtà era Pasifae.  Il frutto di questa unione fu un essere con il corpo di uomo e la testa di toro: il Minotauro.
Il re Minosse che non poteva sopportare la vista del Minotauro ma allo stesso tempo non voleva ucciderlo, fece costruire a Dedalo il famoso labirinto da cui era quasi impossibile uscire. Continua...

venerdì 28 giugno 2013

Il Diluvio mitologico


dipinto: Deucalione e Pirra, Giovanni Bottalla, XVII secolo

IL DILUVIO MITOLOGICO: anche nella mitologia greca, Zeus, stanco dei vizi e della corruzione degli uomini decide di sterminare la razza umana generando un diluvio universale che però durò solo 9 giorni. Gli unici ad essere salvati furono Deucalione e Pirra, figli di Prometeo ed Epimeteo rispettivamente. Prometeo, infatti, il titano che amava il genere umano andrò contro gli dei e per questo fu punito da Zeus già in occasione del furto del fuoco divino. Questa volta egli avvertì il figlio dell'imminente diluvio e gli disse di costruire un'arca e partire con la moglie. Quando il diluvio terminò la razza umana non esisteva più, eccetto Deucalione e Pirra. Si ritrovarono sul monte Parnaso e qui dopo aver ringraziato Zeus per averli salvati furono informato da un Oracolo che a loro sarebbe spettato il compito di generare la nuova razza umana. Come? Semplicemente gettando i semi della madre per terra. Capirono che la madre era la terra, Gea, quindi i semi erano dei sassi. Così fecere e da ogni sasso lanciato dietro le spalle da Deucalione nacque un uomo, una donna dai sassi di Pirra. La stirpe umana iniziò a ripopolare la terra.

Edipo e Antigone

dipinto: Edipo e Antigone, Charles François Jalabert, XIX secolo, Marsiglia, Musée des Beaux Arts

il mito: quando il re Edipo seppe di aver ucciso il padre Laio si accecò per il dolore. I figli maschi non vollero più vedere e lo fecero cacciare da Tebe. La figlia Antigone, anche lei protagonista di una tragedia di Sofocle che vedremo più avanti, non lo abbandonò fino alla fine. Nel peregrinare lungo la Grecia, giunsero a Colono dove, ospitato da Teseo, Edipo decise di morire e far benedire quella terra dagli dei (un Oracolo aveva predetto che la terra che avrebbe ospiatato la sua tomba sarebbe stata benedetta).

giovedì 27 giugno 2013

Elena e Paride: L'origine della guerra di Troia


dipinto: Elena e Paride, autore ignoto, neoclassicismo francese

LA GUERRA DI TROIA: secondo la mitologia greca la guerra fu combattuta tra i greci e gli abitanti di Troia (nell'attuale Turchia) per il controllo dell?Ellesponto. Omero, nell'Iliade, racconta che la causa che scatenò la guerra fu il rapimento di Elena, regina di Lacedemone (la città che sarà poi chiamata Sparta) moglie di Menelao, da parte di Paride fratello di Ettore e figlio di Priamo, re di Troia. Troppi concetti? non importa..è bene saperli..Dunque Menelao un po arrabbiato con Paride, riunisce un esercito grazie all'aiuto del fratello Agamennone che ne era comandante. LA guerrà durò 10 anni con molte perdite da entrambe le parti: Ettore, fratello di Paride e futuro re di Troia, ucciso da Achille per vendicare la morte dell'amato Patroclo (ucciso per errore da Ettore). Lo stesso Achille perirà in questa battaglia. I pochi superstiti, tra cui Ulisse daranno origine a nuovi grandi avventure: l'Odissea.

martedì 25 giugno 2013

personaggi mitologici: Ares (Marte)


dipinto: Venere e Marte, Jacques Luis David, 1824

Ares è il secondo figlio legittimo di Zeus ed Era, dopo Efesto (Vulcano). E' sicuramente il meno simpatico tra gli dei dell'Olimpo in quanto incarna gli aspetti negativi della guerra, al contrario della sorella Atena. A suo agio sui campi di battaglia spinge i combattenti al massacro. Durante la guerra di Troia, Atena si schierò con i greci (gli Achei) e Ares con i Troiani. Atena ebbe la meglio e a lungo si vantò della vittoria.
In epoca romana Ares fu venerato con il nome di Marte e diviene simbolo e protettore dell'esercito romano. Il mito vuole che dalla vestale Rea Silvia ebbe due figli, Romolo e Remo che furono i fondatori di Roma.
Fu lui che, quando la madre abbandono i neonati per volere del padre, inviò una lupa ad allattarli. Gli artisti hanno rappresentato soprattutto il suo amore con Afrodite (Venere), da cui ebbe due figli, Fobo e Deimo (Terrore e Paura) che lo accompagnavano nei campi di battaglia.

Mercurio e Argo

dipinto: Mercurio e Argo, Jacob Jordaens, 1620

questo mito è collegato a quello di Giove (Zeus) e Io. Quando Giove fu sorpreso in fragrante dalla moglie Giunone (Era), trasformò Io in una giovenca e la regalò alla moglie. Giunone che non si fidava molto di Giove fece sorvegliare Io dal gigante Argo. Argo il gigante dai 100 occhi, non dormiva mai con tutti contemporaneamente quindi per Giove era impossibile avvicinarsi ad Io. Mercurio (Ermes) si offrì di aiutare Giove. Intrattenne col suo flauto il povero Argo fino a che questi si addormentò e quel punto ne approfittò per tagliargli la testa. Giove potè così riunirsi a Io anche se per poco, mentre Giunone scoperto il cadavere di Argo ne raccolse gli occhi e li usò per adornare la coda del suo pavone (Il pavone è il simbolo di Giunone/Era).

lunedì 24 giugno 2013

Re Mida e il dono di Dioniso

Mida fu un leggendario re della Frigia che abbiamo già incontrato nel mito di Apollo e Marsia quando dovette giudicare chi fra i due fosse il più abile musicista. Ne uscì con due orecchie d'asino. Questo è invece il mito del dono che il dio del vino Dioniso (Bacco) volle fargli per aver ospitato il satiro Sileno, tutore di Dioniso, che ubriaco si era perso per le campagne della Frigia. Dioniso disse a Mida che avrebbe esaurito qualsiasi desiderio e il re chiese di aver il dono di trasformare in oro qualunque cosa toccasse. Dioniso lo accontentò ma ben presto Mida capì di non aver fatto una scelta oculata. L'avidità di denaro lo avrebbe portato alla morte. Non poteva mangiare in quanto ogni cosa si tramutava in oro e persino i propri figli, quando cercò di coccolarli, divennero d'oro. Disperato tornò da Dioniso a pregarlo di revocargli il dono. Dioniso lo accontentò impietosito dal suo sincero pentimento.

domenica 23 giugno 2013

La maledizione di Cassandra

immagine: pittura su vaso, Cassandra e Aiace, Pittore di Licurgo

il mito: nel precednte post su Cassandra e Apollo via abbiamo descritto come la figlia del re Priamo si era rifugiata nel santuario di Minerva quando i greci invasero Troia. Li fu raggiunta e sorpresa da Aiace Cileo, condottiero greco, che la stuprò. La dea Minerva inorridita dallo sdegnoso gesto di Aiace lo incenerì con un fulmine sulla sua nave mentre faceva ritorno in Grecia. I compagni di Aiace riuscirono a fuggire fondando in Calabria la nuova Locri. Cassandra tuttavia lanciò su di loro una maledizione: <<Causa di lutto sarò a molte madri che resteran prive delle loro figliole. In paese nemico manderanno fanciulle che resteranno prive di nozze. O voi delle mie nozze violente sconterete la pena...>>. Locri fu colpita da una terribile pestilenza che decimò la popolazione. Fu interrogato l'Oracolo di Apollo che sentenziò che per far cessare le pene della città bisognava cancellare la macchia del peccato di Aiace contro Cassandra e per far ciò bisognava inviare ogni anno a Troia due vergini locresi scelte tra le 100 più nobili famiglie. Questo sarebbe dovuto durare per mille anni. Le fanciulle sarebbero state condannate alla castità e a servire nel Tempio di Athena Ilias. Dopo il primo invio la peste finì a Locri. Oggi nella città calabrese è presente un'area archeologica nota come Centocamere, in quanto sono presenti resti di 100 abitazioni. Da queste molto probabilmente partirono alcune delle vergini inviate a Troia.

Il giudizio del re Mida (Apollo e Marsia)

dipinto: Il Giudizio di Mida, Catalogo Fondazione Zeri di Urbino (Italia)

il mito: questa è la triste storia di Marsia, il satiro che sfidò un dio, sebbene a colpi di musica. Tutto iniziò quando la dea Artemide inventò il flauto. Sebbene ne fose ottima suonatrice gli altri dei dell'Olimpo la prendevano in giro. Un giorno specchiandosi in un lago mentre suonava si accorse che la sua faccia era totalmente stravolta, ovvero che mentre suonava le guance gli si gonfiavano e arrossivano e perdeva così la grazia che la caratterizzava. Decise allora di buttare via il flauto. Quando Marsia lo trovò si mise a suonarlo  e ben presto divenne molto abile. Decise allora di sfidare Apollo con la sua lira, sarebbe stato il re della Frigia,  Mida, il giudice della gara. Dopo averli ascoltati Mida decretò che il vincitore era Marsia. Apollo, furioso, aggiunse una nuova prova alla gara. Il vincitore sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a suonare lo strumento al contrario. Mentre ciò era possibile con la lira, non lo era affatto col flauto. Così Mida dichiarò Apollo vincitore e questi volle vendicarsi facendo scorticare il povero Marsia (molti artisti hanno rappresentato questa scena, perfino Tiziano. A noi sembra meglio mostrare il giudizio di Mida sebbene in un immagine bianco e nero e di artista ignoto per noi). Quanto al re Mida, Apollo volle punirlo per il suo primo giudizio e gli fece crescere due grandi orecchie di Asino. Nei prossimi post vedremo le avventure del re Mida con le sue "nuove orecchie".

Apollo e Leucotoe

dipinto: Apollo e Leucotoe, Antoine Boizot XVIII secolo, Museo delle belle arti di Tours

il mito: dopo il precedente post in cui vi abbiamo raccontato il mito di Cassandra ecco un altro amore di Apollo che non andò a finire proprio bene. Apollo si innamorò di Leucotoe figlia del re di Babilonia che il padre teneva segregata all'interno del suo palazzo. Per avvicinarsi a lei Apollo prese le sembianze della madre Eurinome e giunto nelle sue stanze riacquistò  il suo aspetto. Leucotoe ne fu molto felice e si abbandonò al suo amore. Clizia, una ninfa che Apollo aveva abbandonato dopo essersi innamorato di Leucotoe avvisò il re dell'accaduto. Il re, furioso, fece seppellire la figlia viva e Apollo non potè far nulla per salvarla. Decise allora di tramutarla in germoglio di Incenso in modo da poter sentire il suo profumo fino al cielo. Quanto a Clizia Apollo non volle più vederle e lei quasi ne morì di disperazione finoa che Apollo decise di trasformarla in un fiore che avrebbe sempre rivolto il suo sguardo verso di lui: il Girasole.

Il mito di Cassandra e la distruzione di Troia

dipinto: " Cassandra prega Minerva di vendicare la distruzione di Troia " (contro Aiace), Jérome - Martin Langlois, 1810, Chambéry, Musée des Beaux

il mito: Cassandra, figlia di Priamo e sorella di Paride, fu uno dei tanti amori di Apollo, dio del Sole. Per sedurla Apollo gli diede il dono della divinazione ovvero di prevedere il futuro. Nonostante ciò Cassandra continuò a rifiutare il suo amore. Apollo, furioso, modificò il suo regalo: Cassandra avrebbe continuato ad avere il suo dono ma più nessuno le avrebbe creduto. E così, Quando il cavallo di legno fu posto all'interno delle mura di Troia, lei mise in guardia più volte i troiani del pericolo che si celava ma nessuno le credette.
Nel dipinto di Langlois Cassandra è ritratta adagiata ai piedi dell'altare del tempio di Minerva durante l'assedio dei greci nella città di Troia, inerme e rassegnata al suo destino.

sabato 22 giugno 2013

Giove e Psiche

affresco:
Giove e Psiche, Raffaello Sanzio, "Loggia di Psiche" nella Villa Farnesina di Roma

Le avventure di Ulisse: Odissea

dipinto: Odisseo nella grotta di Polifemo, Jakob Jordaens, secolo XVI Museo Puskin Mosca

introduzione: L'Odissea è uno dei due grandi poemi epici greci attribuiti al poeta Omero. Narra le vicende di Odisseo (o Ulisse in latino), dopo la fine della Guerra di Troia, narrata nell'Iliade. Telemaco, il figlio di Ulisse, era ancora bambino quando Ulisse partì per la guerra di Troia. Oggi ha circa 20 anni e nessuna notizia del padre. La moglie di Ulisse Penelope è costretta a sopportare le angherie dei proci che aspirano al trono di re di Itaca. Penelope disse loro che avrebbe scelto solo dopo aver terminato di tessere la sua tela (che però ogni notte disfaceva). La dea Atena, aspettando dell'assenza di Poseidone nemico giurato di Ulisse in quanto questi ne aveva accecato il figlio Polifemo sull'isola dei Ciclopi, discute con Zeus su come aiutare Ulisse. Decide quindi di recarsi da Telemaco, sotto le sembianze di Mentore, e lo esorta a mettersi alla ricerca del padre. Telemaco convoca un'assemblea ad Itaca e organizza una spedizione alla ricerca di Ulisse. Incontrerà Nestore, eroe che aveva fatto ritorno a Pilo e successivamente accompagnato dal figlio di Nestore, Pisistrato, giunge a Sparta da Menelao ed Elena che si erano nel frattempo riconciliati. Qui apprende che il padre è prigioniero sull'isola di Ortigia della ninfa Calypso che si era innamorata di lui. Vi rimase per 7 anni. Solo grazie all'aiuto di Ermes che convince Calypso a lasciarlo ripartire, Ulisse si rimette in mare con una zattera che puntualmente Poseidone fa naufragare. Ulisse si ritrova sulla spiaggia di Scheria dove viene ospitato dal re Alcinoo. Qui Ulisse che non rivela la sua identità ascolta i racconti della guerra di Troia narrati da alcuni reduci e cantori fino a che decide di rivelarsi e raccontare la sua versione. Dopo aver ascoltato le sue peripezie gli abitanti decidono di aiutarlo a tornare a Itaca. L'origine dell'opera risale probabilmente ad alcuni racconti marinari dell'Asia minore, in particolare della regione della Caria, dove Odisseo era un dio marino più tardi assimilato a Poseidone.

Il mito di Orione

dipinto: Orione ceco alla ricerca del Sole nascente, Nicolas Poussin

il mito: nella mitologia greca Orione è un gigante cacciatore, figlio di Poseidone ed Euriale (figlia del re Minosse di Creta). Si narra che giunto sull'isola di Chio, Orione corteggiò Merope, la figlia del re Enopio, che irato lo fece accecare. Orione si rifugiò nell'isola di Lemno dove grazie all'iuto di Efesto e del suo aiutante Cedalione che lo condusse dove sorgeva il sole, riacquisto la vista grazie ad Eos, l'Aurora. Orione decise allora di sposare la dea. Nel frattempo Artemide, dea della caccia, che con lui aveva condiviso molte battute di caccia si era innamorata di lui. Orione rifiutò più volte il suo amore in quanto fedele alla moglie Aurora. Tuttavia quando Artemide venne a sapere che Orione si era invaghito delle Pleiadi, le 7 figlie di Atlante, scoppiò d'ira e inviò un toro a tormentare le fanciulle e uno Scorpione ad uccidere Orione. Orione era sempre accompagnato dal fedele cane Sirio (state pensando forse alle stelle? fate bene..). Una notte lo scorpione si intrufolò nella tende e attese che Orione e Sirio fossero tornati e si fossero addormentati per pungerli e iniettare il veleno letale. Zeus impedì che questo avvenisse e decise di trasformare i protagonisti di questa vicenda in bellissime costellazioni: quella di Orione seguita sempre dalla stella Sirio e quella dello Scorpione. Tuttavia Zeus volle che non potessero mai incontrarsi, infatti, lo Scorpione sorge solo quando Orione tramonta.

venerdì 21 giugno 2013

Allegoria dell'inclinazione

dipinto: Allegoria dell'inclinazione, Artemisia Gentileschi, 1615, Casa Buonarroti, Firenze

Il mito di Giove e Io

dipinto: Giove dona Io a Giunone, David Teniers il vecchio, 17h secolo

il mito: questa è la triste storia di Io, figlia del re-fiume di Argo, Inaco. Io è una fanciulla bellissima e Giove si innamora di lei. Per non farsi scoprire dalla moglie Giunone assume le sembianze di una nube e si unisce a Io. Giunone tuttavia sospettava una relazione tra i due e stava per coglierli sul fatto, senonchè Giove, pur di sfuggire all'ira della moglie trasfoma Io una Giovenca (giovane vacca) e la dona a Giunone quando questa giunge dove si trovavano gli amanti. Giunone tuttavia non se la bevette facilmente. Mandò un tafano a tormentare la povera Io che fuggì costeggiando il mare che da allora porta il nome di Io-nico. Giunse in Asia minore, attraversò il Bosforo (che in greco vuol dire passaggio della giovenca) e giunse alla fine in Egitto dove riacquistò le sembianze umane e assunse il nome di Iside, la famosa dea egiziana. Dall'unione con Giove nacque Epafo, in seguito venerato come Api il dio bue.

Il mito di Teseo - parte 1

immagine: Teseo uccide il Minotauro, da un antico vaso greco

il mito: Teseo è un leggendario re di Atene figlio di Poseidone e di Etra seconda una versione del mito, di Egeo e Etra secondo un'altra versione. Egeo era re di Atene, su unì a Cetra sull'isola di Samo e dalla loro unione nacque Teseo. Il re prima di lasciare l'isola seppellì un sandalo e la sua spada sotto un'enorme roccia e disse a Etra che quando loro figlio sarebbe cresciuto sarebbe dovuto tornare a Samo e recuparer questi oggetti per dimostrare la sua discendenza reale. Egeo torno ad Atene e sposò Medea. Quando Teseo crebbe recuperò gli oggetti del padre. Etra allora gli disse la verità sull’identità di suo padre, e gli spiegò che avrebbe dovuto riportare le armi a corte e reclamare i suoi diritti di nascita.Per recarsi ad Atene aveva due scelte: la prima via mare, la seconda via terra ma avrebbe dovuto affrontare le sei porte degli inferi, ognuna delle quali era sorvegliata da un demone ctonio che assumeva le sembianza di un bandito. Teseo scelse questa seconda via. Giunto nella città di Epidauro consacrata ad Apollo affontò il primo demone, Perifete che uccideva i suoi rivali con una clava ricoperta di bronzo. Teseo lo affontò e lo uccise e ne tenne la clava che da allora lo caratterizza nelle rappresentazioni, soprattutto negli natichi vasi. Giunto a Corinto affrontò i secondo demone/ladro, Sini che usava uccidere i malcapitati legandoli per i piedi alle cime di due pini che aveva appositamente piegato per poi lasciarli tornare alla loro posizione originaria, squartando le sue vittime. Teseo lo sconfisse e lo sottopose allo stesso trattamento. Si unì poi alla figlia generando Melanippo. Appena a nord dell’istmo, in un paese chiamato Crommione, uccise un enorme e feroce maiale, la scrofa di Crommione che secondo altre versioni della leggenda si chiamava Fea. Giunto a Megare dovette affrontare la quarta fatica, il vecchio brigante Scirone costringeva le sue vittime a lavargli i piedi sulla cima di una rupe  equando questi erano chinato con un calcio li buttava giù in mare dove venivano divorati da un mostro marino. Teseo sconfisse anche lui e gli riservò lo stesso trattamento delle sue vittime. Fu la volta della quinta fatica. Dovette affrontare il re degli Eleusi, Cercione che era solito affrontare i passanti a duello e dopo averli sconfitti ucciderli. Teseo lo sconnfisse e lo uccise. L’ultimo bandito che affrontò fu Procuste, che aveva un letto sul quale offriva di riposarsi ai viaggiatori che incrociava sulla piana di Eleusi. Quando si stendevano li legava e provvedeva ad "adattarli" al letto o stirando loro le membra con delle carrucole o mozzando loro i piedi e le gambe. Naturalmente Teseo applicò al furfante la stessa procedura che egli stesso applicava alle sue vittime. Era adesso vicinissimo ad Atene. Continua...

mercoledì 19 giugno 2013

Il mito di Edipo Re: la fine

dipinto: Edipo a Colono di Jean-Antoine-Théodore Giroust
 
il mito: salito sul trono di Tebe, Edipo ebbe quattro figli da Giocasta, 2 maschi e 2 femmine: Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene. Tebe attraversò un lungo periodo di felicità fino a che la peste si abbatté sulla città. Edipo inviò Creonte presso l'Oracolo di Delphi che sentenziò che la peste si sarebbe calmata solo se l'uccisione del re Laio (padre di Edipo) fosse stata vendicata. Edipo lanciò una maledizione su chi era stato l'uccisore condannandolo all'esilio (Edipo non sapeva di essere stato lui la causa della morte del vero padre). Edipo chiese poi all'indovino Tiresia famoso per la sua chiaroveggenza. Tiresia sapendo la verità si rifiutò di rispondere e Edipo cominciò a sospettare che Tiresia e Creonte fossero gli assassi di Laio. Si accese una disputa. Giocasta accusò Tiresia di non essere un vero indovino in quanto la sua precedente profezia che il figlio di Laio l'avrebbe sposata non si era avverata (almeno così lei credeva). Giocasta dise invece che Laio era stato ucciso durante un viaggio in carovana. Al sentire queste parole Edipo si fece descrivere il re e la carovana e capì che l'uomo che aveva ucciso, Laio, stando alla profezia era il suo vero padre. L'epilogo fu tragico, Giocasta si uccise ed Edipo si acceò con una spilla della moglie e come lui stesso aveva sentenziato dovette andarsene da Tebe, in esilio. Infatti, Creonte divenuto re, tentò di tenere nascosta la vicenda ma i figli maschi di Edipo, Eteocle e Polinice, chiesero che fosse cacciato da Tebe. Edipo, disgustato dal loro comportamento se ne andò ma lanciando una maledizione: sarebbe morti l'uno er mano dell'altro. Così Edipo accompagnato dalle giovani figlie Antigone e Ismene lasciò Tebe e iniziò a girovagare per il paese elemosinando da vivere. Giunto in Attica presso Colono fu accolto da Teseo che lo ospitò nella sua reggia. Avendo un Oracolo predetto che il paese che avrebbe ospitato la tomba di Edipo sarebbe stato benedetto dagli dei, Creonte chiese ad edipo di ritornare a Tebe, ma lui si rifiutò volendo ricambiare l'ospitatlità di Teseo. Così Edipo morì a Colono, in Attica. Gli era stato predetto che la fine sarebbe stata annunciata da un temporale. Così al primo tuono Edipo si fece accompagnare da Teseo nei pressi di un abisso dove alcuni scalini di bronzo conducevano agli inferi. Si fece lavare e vestire dalle figlie e con loro intonò un ultimo canto dopodichè dopo un ultimo tuono scomparve.

Diana e Endimione

dipinto: Diana e Endimione, affreschi di Annibale Carracci in Palazzo Farnese, Roma

il mito: Diana, dea della caccia, è da sempre nota come la dea vergine in quanto votata alla castità. Tuttavia non fu immune agli amori. Innamoratasi del giovane Endimione chiese a Giove di farlo addormentare in un sonno perpetuo in modo da poter trascorrere ogni notte con lui a contemplarlo.

Personaggi mitologici: Il re Edipo

dipinto: Edipo e la Sfinge, Gustave Moreau

il mito: Laio, re di Tebe, e la moglie Giocasta erano preoccupati per la sorte del loro regno in quanto non riuscivano ad avere un erede. Laio decide di consultare l'Oracolo di Delphi che gli rivela che forse questa è una benedizione in quanto suo figlio l'avrebbe ucciso e avrebbe sposato la moglie Giocasta. Questa situazione avrebbe generato tragedie a cascata fino alla rovina della famiglia. Laio allora decise di ripudiare la moglie senza darle una ragione ma Giocasta una notte riuscì ad ubriacarlo e a giacere nuovamente con lui: questa notte fu fatale. Nove mesi dopo, quando Giocasta ebbe il bimbo, Laio lo portò via da lei e lo espose incatenandolo per le caviglie ad un albero. Fu salvato da un pastore e dalla moglie del re di Corinto Peribea che lo portò con se. Il bimbo crebbe credendo di essere il figlio del re di Corinto, Polibo, e gli fu dato il nome di Edipo che in greco vuol dire "piede gonfio"  a causa delle ferite causate dalle catene. Un giorno un rivale per volerlo offendere gli disse che lui non era il vero figlio del re ma un trovatello. Edipo chiese spiegazione ai genitori che dopo lunghe insistenze confermarono i fatti. Tuttavia Edipo era ancora incredulo e volle chiedere a l'Oracolo di Delphi. L'Oracolo ribadì anche a lui il responso: avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Edipo credendo che si riferisse a Polibo e Peribea non tornò più a Corinto e si recò invece a Tebe. Mentre si recava a Tebe incontrò un carro sul quale viaggiava Laio. Laio stava recandosi presso l'Oracolo di Delphi per chiedere aiuto contro una Sfinge che sottoponeva ad indivinelli gli abitanti di Tebe e divorava coloro che non indovinavano. Il cocchiere gli intimò di lasciar passare il re e non avendo ubbidito subito lo investì con il carro. Edipo infuriato balzò sul carro e uccise il cocchiere con una lancia, mentre Laio incastrato nelle redini dei cavalli finì a terra e fu trascinato da questi fno alla morte. La prima profezia si era compiuta. Creonte, fratello di Giocasta, e nuovo re di Tebe, promise in moglie la sorella a chiunque avesse sconfitto la sfinge. Accovacciata sul monte Ficio, presso Tebe, la creatura figlia di Tifone era un mostro con testa di donna, il corpo di leone, una coda di serpente e delle ali di rapace. Ad ogni passante, la creatura esponeva un indivinello insegnatole dalle Muse: «Qual era l'essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?». Esisteva anche un altro enigma: «Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?». Ma nessuno, fra i Tebani, aveva mai potuto risolvere questi enigmi, e la Sfinge li divorava uno dopo l'altro. Edipo risolse entrambi gli indivinelli. La risposta del primo era "l'uomo", del secondo "il giorno e la notte" (in greco il giorno è femminile). Creonte soddisfatto concesse il suo trono ad Edipo e Giocasta in sposa. La seconda profezia si era avverata. Le storie di edipo continuano in altri post...

martedì 18 giugno 2013

Personaggi mitologici: Circe

dipinto: Circe, John William Waterhouse

il mito: Circe è la regina dell'isola di Eea e zia di Medea. La conosciamo soprattutto grazie a Omero che nell'Odissea ci racconta che Ulisse finito sull'isola di Eea con il suo equipaggio dovette affrontarla. Circe infatti fece bere agli uomini di Ulisse una bevanda che li trasformò in animali (in base alla loro natura: maiali, cavalli, scimmie). Il dio Ermes avvisò Ulisse che l'unico modo per non cadere negli inganni di Circe era mescolare una particolare erba chiamata moly alla bevanda che Circe gli avrebbe offerto. Ulisse riuscì così a evitare la stregoneria e Circe fu costretta a liberare i suoi uomini ridando loro parvenza umana. Tuttavia Ulisse vive con lei per un anno e da lei ebbe un figlio, Telegono.Vista l'insistenza dei suoi uomini che volevano tornare a casa chiese a Circe quale fosse la via più celere. La maga gli consiglia di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia, quindi Ulisse riparte con la sua nave.

Il banchetto degli dei

La Villa Farnesina situata nel cuore di Roma e' uno dei luoghi in cui la mitologia e l'arte sono massimi protagonisti. Voluta da Agostino Chigi fu fatta affrescare dai piu' grandi artisti del tempo come Raffaello di cui vi proponiamo il banchetto degli dei, 1511-1515.

lunedì 17 giugno 2013

Le 12 fatiche di Ercole (Eracle)

dipinto: affreschi nella Stanza d'Ercole in Villa d'Este,Tivoli (Roma)

al centro: Il trionfo di Ercole ammesso al concilio degli dei

il mito: Ercole nacque dall'unione tra Zeus e Alcmena come abbiamo visto in un post precedente. Era non perdonò mai questo tradimento e la sua ira fu sempre diretta verso il povero Ercole fin da piccolo. Giunto all'età matura, Era gli provoca un attacco di follia durante il quale Eracle uccide sua moglie e i suoi figli. Tornato in se e in preda alla disperazione si ritira a vita solitaria. Viene però rintracciato dal cugino Teseo che lo convince a consultare l'Oracolo di Delphi sul modo per espiare la propria colpa. La sentenza dell'Oracolo è la seguente: deve recarsi a Tirinto al fine di servire Euristeo per dodici anni compiendo una serie di imprese, le quali sarebbero state stabilite proprio da costui. Euristeo è l'uomo che rubò ad Eracle i diritti di sovranità e che, di conseguenza, egli odia più di ogni altro. Come compenso per il completamento delle fatiche, ad Eracle sarebbe stata poi concessa l'immortalità.


Le 12 fatiche stabilite dal re Euristeo furono:
  1. uccidere l'invulnerabile leone di Nemea e portare la sua pelle come trofeo;
  2. uccidere l'immortale Idra di Lerna;
  3. catturare il cinghiale di Erimanto;
  4. catturare la cerva di Cerinea;
  5. disperdere gli uccelli del lago Stinfalo;
  6. ripulire in un giorno le stalle di Augia;
  7. catturare il toro di Creta;
  8. rubare le cavalle di Diomede;
  9. impossessarsi della cintura di Ippolita, regina delle Amazzoni;
  10. rubare i buoi di Gerione;
  11. rubare i pomi d'oro del giardino delle Esperidi;
  12. portare vivo Cerbero, il cane a tre teste guardiano degli Inferi, a Micene.
Le fatiche in realtà furono più di dodici perché alcune non erano state riconosciute dagli dei.

fonti consultate: wikipedia

venerdì 14 giugno 2013

Venere vittima di Eros: Adone

dipinto: Venere e Adone, Tiziano Vecellio, 1541, Museo del Prado, Madrid

il mito: anche Venere, la dea dell'Amore, è stata vittima di questo irresistibile sentimento. Tutto nasce proprio da un suo capriccio, vuole vendicarsi di Mirra, figlia del re di Cipro che non vuole in alcun modo renderle omaggio. Venere decise di farla innamorare perdutamente del padre. La giovane riesce a sedurre il re e unirsi a lui, ma questi, impressionato per l'immoralità dell'azione la condannò a morte. Mirra fu salvata dagli dei che decisero di trasformarla nell'omonimo albero: nacque così l'albero di Mirra.
Ma la storia non finisce qui. Un Cinghiale colpì con forza il tronco dell'Albero e dalla ferita nacque Adone, frutto dell'unione incestuosa. Il bimbo venne affidato da Venere a Proserpina (Persefone) che poi si rifiutò di restituirlo. Giove (Zeus) decise allora che Adone avrebbe vissuto per metà tempo sulla terra con Venere e metà negli inferi con Proserpina e Plutone (Ade). Adone era un giovane molto bello che amava cacciare le bestie feroci. Un giorno malgrado la dea lo avesse avvisato di starne alla larga, Adone parte per cacciare e viene ferito a morte da un cinghiale inferocito. Per ironia della sorte un cinghiale gli diede la vita e un altro gliela tolse. Quando Venere arrivò in soccorso era troppo tardi. Adone spirò e dal suo sangue, caduto in terra, nacquero le anemoni.

giovedì 13 giugno 2013

Allegorie: Il Tempo ordina alla Vecchiaia di distruggere la Bellezza

dipinto:  Il Tempo ordina alla Vecchiaia di distruggere la Bellezza, Pompeo Girolamo Batoni, 1746

La battaglia tra Perseo e Fineo

La battaglia tra Perseo e Fineo

dipinto: La Battaglia tra Perseo e Fineo, Mark Nattier, 1718

il mito: Dopo aver liberato Argo dalla minaccia del Cracken (mostro marino inviato da Ade per distruggere la città colpevole di essersi ribellata agli dei), Perseo, figlio di Zeus e Danae, libera la principessa Andromeda che stava per essere sacrificata dagli abitanti di Argo. I due decidono di sposarsi ma lo zio di Andromeda, Fineo, non è d'accordo in quanto rivendica la ragazza in moglie per diritto. Il padre di Andromeda, Cefeo, non acconsentì in quanto debitore verso Perseo. Ne scaturì una guerra che seppur in netta minoranza di uomoni, Perseo riuscì a vincere grazie all'aiuto di Atena. L'esercito di Fineo fu impietrito quando Perseo mostrò la testa di Medusa.

Zeus e Latona: nascita di Apollo e Artemide (Diana)

dipinto: Latona e gli abitanti della Licia, Joshua Cristall

il mito: la titanide Latona fu uno dei tanti amori di Zeus. Era questa volta aveva ottime ragioni per essere infuriata: un oracolo aveva predetto che i figli nati dall'unione di Zeus e Latona sarebbero diventati più importanti e famosi di quelli di Era. Quando Latona scoprì di essere incinta si rifugiò a Delfi. Era tuttavia scoprì il nascondiglio e inviò il serpente Pitone per allontanarla dalla città. Non contenta, Era,  decretò che Latona non avrebbe potuto partorire né sulla terra né sotto il sole. Poseidone escogitò un piano: creò un'isola galleggiante e la coprì con un'immensa onda e proprio li latona diede alla luce Apollo e Artemide (Diana). In seguito Poseidone fissò l'isola al fondo del mare e la chiamò Delo. Dopo il parto Latona si recò in Licia, in Asia monire. Gli abitanti della regione non la accolsero molto bene: avvicinatasi ad un lago per dissetarsi, per burlarsi di lei, resero torbida l'acqua agitando il fango sul fondale. Latona per vendicarsi inviò un branco di lupi per cacciarli dalle loro case e in seguito li trasformò in rane. Apollo una volta cresciuto vendicò la madre uccidendo il serpente Pitone e edificando i suoi Templi più importanti proprio a Delfi e Delo.

Personaggi mitologici: Ade (Plutone)

Il mito: Ade e' una delle 12 divinita' principali della mitologia greca. Fratello di Zeus e Poseidone scelse di governare il mondo delle tenebre. Gli uomini lo temono e hanno paura di pronunziare il suo nome per non scatenare la sua ira. Non riuscendo a trovare moglie agli inferi rapi' Proserpina di cui abbiamo gia' visto il mito del ratto.

Atena e Poseidone al concilio degli dei

il mito: in un precedente post vi abbiamo descritto la contesa tra Atena e Poseidone per aggiudicarsi la protezione della città di Atene. La contesa finì davanti al Concilio degli dei come rappresentato in questo dipinto di Blondel. Atena aveva donato agli ateniesi l'ulivo, mentre Poseidone una sorgente d'acqua. Gli dei decisero che il dono più utile era quello di Atena e la città porta ancora oggi il nome della dea.

martedì 11 giugno 2013

Le origini della Via Lattea

dipinto: Origine della Via Lattea, Iacopo Tintoretto, 1575-82, Natinal Gallery di Londra

il mito: il frutto dell'unione tra Zeus e Alcmena, Eracle (Ercole) era odiato da Era che si rifiutava di allattarlo. Solo se il piccolo fosse stato allattato dalla regina dell'Olimpo sarebbe divenuto immortale. Allora Zeus aspettò l'occasione in cui Era dormisse e attaccò il piccolo Eracle al seno della dea. Eracle ci mise un po troppa energia ed Era si svegliò spaventata. Il latte cominciò a schizzare da tutte le parti, in parte in cielo formando la Via Lattea, mentre le gocce cadute a terra diedero vita ai gigli. Nel dipinto sono presenti i simboli di Zeus ed Era, ovvero l'Aquila che porta il fulmine e il Pavone rispettivamente.



Zeus e Alcmena: nascita di Ercole

dipinto: Ercole strozza i serpenti sotto lo sguardo di Giove e Alcmena, Giorgio Vasari, 1556-57, Palazzo Vecchio, Firenze

il mito: Zeus, approfittando dell'assenza del marito Anfitrione, si unisce ad Alcmena figlia di Euridice assumendo le sembianze di lui. Zeus fece durare la notte tre giorni e dalla loro unione nascquero due gemelli: Eracle (Ercole) e Ificlo. Saputo del tradimento Anfitrione decide di uccidere la moglie. Solo l'intervento di Zeus riesce a salvare la situazione convincendo Anfitrione a perdonarla. Secondo il mito, Zeus, oltre che della bellezza di Alcmena era affascinato dalla sua fedeltà. Dovette assumere le sembianze di Anfitrione per riuscire a ingannarla. Si dice che il piccolo Ercole fosse talmente forte che già da piccolo riuscì a stritolare due serpenti inviati da Era per ucciderlo. Era non perdonerà mai questo tradimento a Zeus e il suo odio sarà diretto principalmente verso Ercole. Vedremo nei prossimi post.

Perchè Poseidone odia Ulisse?

dipinto: Ulisse e Polifemo, ARNOLD BÖCKLIN, 1896

il mito: Omero nell'Odissea ci descrive Poseidone come un dio che tormenta il povero Ulisse impedendogli di ritornare a Itaca dalla moglie Penelope. In realtà Poseidone ha i suoi ottimi motivi per avercela con Ulisse. Questi infatti giunto sull'isola dei ciclopi (la Sicilia) dapprima volle avventurarsi nella grotta di Polifemo facendo così divorare alcuni dei suoi uomini, inoltre per riuscire a scappare dovette ingannare il Ciclope ubriacandolo con dell'ottimo vino e accecandolo nel sonno. Polifemo, forse pochi lo sanno, era figlio di Poseidone.

lunedì 10 giugno 2013

Personaggi mitologici: Atena

scultura: la statua di Atena, Parlamento di Vienna.

il mito: Atena, nella mitologia greca, è figlia di Zeus e divinità protettrice della città di Atene. Ad essa infatti è dedicato il Partenone sull'Acropoli. Vinse la contesa con Poseidone per aggiudicarsi il ruolo di protettrice della città. Atena è la dea della saggezza e dell'artigianato ma anche degli aspetti positivi della guerra (ovvero guerre fatte per difendersi etc.), mentre Ares era il dio della guerra in tutti i suoi aspetti, ma soprattutto negativi. Viene rappresentata con l'elmo e lo scudo con la testa di Medusa, donatole da Perseo. Non ebbe mai marito ne amante per questo fu detta Athena Parthenos (la vergine Atena) e da cui deriva il nome del tempio dell'Acropoli. In epoche più antiche veniva rappresentata come una dea alata (come la dea Nike).

domenica 9 giugno 2013

Zeus e Ganimede

dipinto: "Il rapimento di Ganimede", Eustache La Soeur, 1650

il mito: Ganimede, figlio di Troo di Dardania (e dal cui nome deriverebbe Troy, la città di Troia), è considerato il più bello dei mortali del suo tempo. Nell'Iliade Omero racconta che Zeus lo rapì sotto le sembianze di Aquila mentre pascolava un gregge sul monte Ida. Zeus offrì in cambio al padre due cavalli divini e un tralcio di vite d'oro. Il padre si consolò pensando che suo figlio non solo sarebbe divenuto il coppiere degli Dèi, ma Zeus lo avrebbe reso anche immortale. Secondo il mito Zeus ne fece anche il suo amante come confermato anche da Ovidio nelle Metamorfosi e Virgilio nell'Eneide. Platone criticò i suoi contemporanei accusandoli di aver inventato il mito di Zeus e Ganimede per giustificare gli atti di pederastia che nell'antica Grecia erano molto comuni. Nel Simposio, egli, per bocca di Socrate, nega che il bel giovane possa mai esser stato l'amante carnale del padre degli Dèi, proponendone invece un'interpretazione del tutto spirituale: Zeus avrebbe amato l'anima e la mente-psiché del ragazzo, non certo il corpo. Il neoplatonismo ha recuperato questo mito in senso spirituale. Il rapimento rappresenterebbe l'anima che vola verso Dio.

Personaggi mitologici: Ebe

dipinto: "Ebe mentre nutre Giove", Angelica Kauffmann, Museo Rosgarten, Costanza

scultura: "Ebe", Antonia Canova, Hermitage di S. Pietroburgo

il mito: Ebe, della della giovinezza, è la figlia di Zeus ed Era. Nell'Olimpo è l'ancella delle divinità a cui serve il nettare e l'ambrosia. Questo compito sarà poi riservato a Ganimede che affronteremo più avanti. Ebe viene spesso citata nei poemi Omerici, in particolare Omero descrive che fu moglie di Eracle. Tuttavia non sono sopravvissuti particolari miti relativi a questa figura mitologica che viene quindi ricordata come la "dea discreta".


Il Tradimento di Era (o quasi)

dipinto: particolare di "Giove e Giunone", Annibale Carracci, affresco nella Galleria Farnese, Roma

il mito: siamo abituati a vedere Era come la moglie gelosa di Zeus, costretta a sopportare le numerose scappatelle del dio che proprio non riesce a resistere alla bellezza di ninfe e fanciulle. Tuttavia anche Era ebbe la sua occasione per vendicarsi. Il re della tessaglia, Issione era perdutamente innamorato di lei e per dirla tutta alla dea non dispiaceva affatto anche se si era lamentata con Zeus di questa morbosa attenzione di Issione. Zeus volle vedere fino a che punto questa attrazione poteva spingersi. Prese una nube e le diede la forma di Era e la mandò da Issione. Questi non si fece scappare l'occasione e si unì a quella che credeva fosse la regina dell'Olimpo. Da questa unione nascquero i Centauri ma Zeus non perdonò questo affronto. Il povero Issione fu incatenato ad una ruota infuocata e condannato a girare con essa per l'eternità nel regno degli Inferi.

In principio era l'Olimpo

Festa degli dei, Cornelis Van Poelemburg, Museo Mauritshuis , L'Aia

il mito: In cima alla montagna più alta di tutta la Grecia, al di sopra delle nubi che nascondono la visione dell'Olimpo ai mortali, risiedono gli dei. Si nutrono di ambrosia, nove volte più dolce del miele e si dissetano con il nettare che cancella il pensiero della morte. Sono 12 gli dei principali dell'Olimpo che talvolta scendono sulla terra per unirsi ai mortali generando così semidei: Zeus (Giove), Era (Giunone), Afrodite (Venere), Atena (Minerva), Ares (Marte), Ermes (Mercurio), Apollo, Artemide (Diana), Demetra (Cerere), Poseidone (Nettuno), Efesto (Vulcano), Estia (Vesta). Gli artisti li hanno spesso rappresentati col tema di "Concilio degli dei" o "Banchetto degli dei" a cui partecipano anche divinità secondarie come Eros, Crono (il padre di Zeus)  e Ade (che in realtà è il re degli inferi e non è ammesso al banchetto degli dei in quanto bandito dal fratello Zeus).

sabato 8 giugno 2013

Prometeo anima l'uomo col fuoco divino

dipinto: Creazione dell'uomo, Jean-Simon Berthélemy (1745-1811), Jean-Baptiste Mauzaisse (1784-1844), Louvre, Parigi

il mito: secondo il mito, Zeus incaricò Prometeo di forgiare l'uomo. Prometeo modellò l'uomo dal fango tuttavia questi era ancora un essere inanimato. Grazie al fuoco divino la vita entrò dentro l'uomo.

Allegorie - Tempo salva verità da invidia e falsità

dipinto: " Il tempo salva la verità da Invidia e Falsità ", Nicholas Poussin, 1641

Le coppie dell'Olimpo: Nettuno e Anfitrite

dipinto: Trionfo di Nettuno e Anfitrite, Paolo de Matteis, (collezione privata in Bordighera, Villa Regina Margherita)


Nettuno (Posidone) e Anfitrite sono una delle coppie più famose dell'Olimpo. Anfitrite era una nereide ovvero una delle 50 figlie di Nereo (divinità marina preesistente a Posidone). Era forse la più bella delle nereidi e per questo fu scelta da Posidone come moglie. La conquista tuttavia non fu così facile: Posidone la avvicinò mentre lei si trovava con altre nereidi presso una fonte e bruscamente le chiese di diventare sua moglie. Anfitrite fuggì fino ai confini del mondo occidentale dove incontrò Atlante che reggeva la volta celeste e li si credette al sicuro. Tuttavia Posidone, ostinato mandò un delfino a cercarla. Il delfino la trovò e la riportò dal dio del mare dove non potè più rifiutare di diventare la moglie e quindi regina dei mari.

Le nozze di Peleo e Teti

" Le nozze di Peleo e Teti ", Abraham Bloemaert, 1638

il mito: Peleo fu re di Ftia, in Tessaglia. Di lui gli artisti hanno rappresentato soprattutto le nozze con la nereide Teti e il conseguente banchetto degli dei. Da Teti ebbe 7 figli tra cui Achille, l'eroe della guerra di Troia e dei poemi omerici. Teti rese i suoi figli immortali immergendoli nello Stige, ma Peleo intervenne proprio nel momento in cui la ninfa stava immergendo Achille e questa non fece in tempo ad immergerlo completamente; il tallone rimase l'unica parte vulnerabile dell'eroe che durante la guerra di Troia sarà ucciso da Paride proprio con un freccia che lo colpì al tallone.

venerdì 7 giugno 2013

Personaggi mitologici: Biblide (Biblis)

dipinto: Biblis, William-Adolphe Bouguereau, 1884

il mito: Biblide, figlia di Mileto e di Ciane, si annamorò perdutamente del fratello Cauno. Non riuscendo a resistere a questa irresistibile attrazione glielo confessò ma lui fuggi per mari e monti inseguito dalla sorella. Alla fine non riuscendo a raggiungerlo cadde disperata. Gli dei ebbero pietà di lei e la trasformarono in una fonte.

L'infanzia di Zeus

"L'infanzia di Giove", Nicolas Poussin, 1635-37 

Come abbiamo già visto nel post "Titanomachia", Zeus riuscì a salvarsi dal padre Crono grazie alla madre Rea che lo fece portare a Creta nascondendolo in una grotta ai piedi del monte Ida (ancora oggi questa grotta viene visitata). Fu allattato e allevato da una capra, Amaltea, ma un giorno il piccolo futuro re dell'Olimpo si spazientì e gli staccò una delle corna di netto. Questo corno divenne simbolo dell'abbondanza, il famoso corno di Amaltea o cornu copiae. Amaltea viene spesso rappresentata sia come capra che come ninfa che allevò Zeus.

giovedì 6 giugno 2013

Personaggi mitologici: Vulcano (Efesto)

"Venere e Marte sorpresi da Vulcano", Giovanni Battista Carlone: , olio su tela, cm 197x245, Savona Piancoteca Civica.

il mito: Vulcano (Efesto per i greci) è il figlio legittimo di Giove (Zeus) e Giunone (Era) e in principio era nell'Olimpo insieme agli altri dei. Un giorno durante uno degli innumerevoli litigi tra i genitori prese le parti della madre allora Zeus lo scagliò giù dall'olimpo e dopo un volo duratoun giorno intero atterrò sull'isola di Lemno. Si svegliò deriso dagli altri dei e abbandonato anche dalla madre Giunone. Vulcano per vendicarsi regalò a Giunone un trono sul quale, una volta seduta, la dea non potè più rialzarsi. Per liberare Giunone, Bacco dovette ubriacare Vulcano e rubare le chiavi del meccanismo del trono.
Dopo qualche tempo, tornato sull'Olimpo, Vulcano che non serbava rancore per il padre Giove, liberò quest'ultimo da un tremendo mal di testa aprendone il cranio. Dalla ferita venne fuori Minerva (Atena), un'altra dea figlia di Giove.
Vulcano non amava stare sull'Olimpo, preferiva starsene nella sua fucina presso l'Etna, assieme ai Ciclopi, suoi assistenti. Si innamorò perdutamente di Venere e Giove venutolo a sapere acconsentì alle nozze. Venere però non rimase a lungo fedele. Presto lo tradì con Marte (Ares), dio della guerra. Vulcano, avvisato da Apollo, preparò una rete di bronzo e la pose sopra il letto. Al successivo appuntamento tra i due amanti la rete piombò su di loro imprigionandoli in una posizione che non lasciava dubbi. Vulcano convocò allora gli altri dei che risero alla visione di quella scena. Si narra che le dee, per pudore, non assistettero alla scena.

Gli Argonauti - parte 2

"Giasone e Medea", Girolamo Macchietti, 1570-1573, Palazzo Vecchio (Firenze)

Dopo aver conquistato il Vello d'Oro, durante il tragitto di ritorno Medea e Giasone si fecero puruficare dai peccati commessi durante il viaggio dalla maga Circe. Intanto i Colchi inviati da Ade erano sulle tracce di Giasone e i suoi uomini. Arrivati nella località di Corcira dove si trovava la spedizione degli argonauti, i Colchi rivendicarono la proprietà del Vello al re locale, Alcinoo e alla regina Areta. Alcinoo disse che avrebbe rivelato loro il giorno dopo la condizione per restituire il vello. La consorte Areta, amica di Medea, si fece rivelare questa condizione: se Medea fosse stata vergine il Vello sarebbe stato restituito. Areta allora avvisò Medea che la notte stessa sposò e si unì a Giasone. Poterono così proseguire il viaggio di ritorno passando per l'isola delle Sirene dove il canto e la lira di Orfeo li salvarono dal canto fatale delle malevole creature di Ade. Proseguirono quindi per la Sicilia, senza tuttavia sostarvi, per la Libia dove affrontarono il deserto e giunsero quindi a Creta. Nel frattempo Pelia, non rispettando la promessa fatta a Giasone, ne sterminò la famiglia. Prima il fratello Esone, poi il nipote Promaco, mentre Polimela preferì togliersi la vita di mano propria. Al ritorno di Giasone a Iolco, appena saputa la notizia meditò la vendetta grazie all'aiuto di Medea. Medea preparò un idolo dedicato ad Artemide e con questo fu accolta entro le mura della città. Cercò di convincere Pelea che avrebbe ottenuto l'eterna giovinezza se avesse riposto la sua fede nella dea  e per dimostrarlo fece a pezzi un vecchio ariete e li gettò in un calderone dove con qualche incantesimo ne fece uscire uno più giovane. Il re si convinse e Medea invito le sue figlie Alcesti, Evadne, e Anfimone a fare lo stesso col padre. Dopo una iniziale resistenza le figlie fecero a pezzi il padre e li gettarono nel calderone e a quel punto Medea lanciò il segnale facendo entrare gli Argonauti in città. Il figlio del re Acasto che partecipò alla spedizione non si oppose ma alla fine prese il trono del padre ed esiliò Giasone. Secondo l'antica usanza, alla morte del re furono dedicati dei giochi funebri
, nei quali gli Argonauti ebbero occasione di dar prova della loro abilità, vincendo diverse prove.