lunedì 19 novembre 2018

Eros, l'amore per gli antichi Greci

Contrariamente a quanto non facciamo noi, o non facessero i romani, per i greci esistevano diverse parole per indicare il sentimento di amore, in particolare essi parlavano di eros e di philìa.

Oggi, nel greco moderno, esistono sempre diverse parole, ma philìa (φιλία) indica il sentimento di amicizia, erotas (έροτας) indica l'amore passionale e agàpi (αγάπη) indica il voler bene a qualcuno.

Eros, dio dell'amore passionale, era una delle divinità più antiche per i greci, nato dopo il Caos e la Terra (secondo la Teogonìa di Esìodo, VIII secolo a.C.).



Nel periodo classico Eros è visto come il figlio di Afrodite, dea dell'amore, e di Ares, Dio della guerra.

Eros quindi si divertiva a scagliare frecce a destra e manca, gettando i greci nelle passioni più incontrollabili.

I Greci non avevano la stessa concezione di altri popoli riguardo all'amore. Basta pensare che il matrimonio era spesso per essi solo una questione di convenienza economica e la moglie, con cui c'era un sentimento di philìa e non di eros, era solo uno strumento per procreare.

Ciò non deve essere considerato come un aspetto rilevante di un mondo maschilista, ma semplicemente va inquadrato nel contesto del tempo in cui fu concepito e assolutamente non paragonabile ai nostri tempi.

martedì 23 gennaio 2018

La schiavitù ad Atene nel V secolo a.C.

Nel 431 a.C la popolazione ateniese contava circa:

50 mila cittadini atteniesi
25 mila stranieri residenti (metèci)
100 mila schiavi
gli stranieri prestavano servizio militare e avevano gli stessi o quasi diritti degli ateniesi ma non potevano contrarre matrimonio con ateniesi.
gli schiavi non avevano alcun diritto e il filosofo Aristotele li definiva "una proprietà animata".
Erano soprattutto prigionieri di guerra, quasi sempre barbari (come i greci definivano i non greci).
Era ritenuto immorale fare schiavo un greco sebbene accadesse.
L'economia di Atene era totalmente basata sugli schiavi. Lavoravano nelle miniere, nelle officine di armi.
I più poveri non possedevano quasi mai schiavi e ad essi sostituivano il mulo o il bue nei lavori agricoli.
Gli schiavi però non erano trattati male come dai romani.
Per i greci era vietato picchiarli e secondo uno storico del periodo a volte vestivano meglio degli ateniesi tant'è che era spesso possibile confonderli.
A volte gli schiavi mettevano abbastanza denaro da parte per comprare la propria libertà e spesso rimanevano ad Atene come liberi cittadini.

giovedì 4 gennaio 2018

La nascita di Dioniso

Dioniso (in greco attico: Διόνυσος; in greco omerico: Διώνυσος) è una delle divinità più antiche della terra. 
Lo conosciamo nella sua rappresentazione classica e poi in quella dell'arte moderna ma il suo culto ha radici antichissime. Per i greci era il dio dell'essenza vitale che scorre negli esseri viventi e nella vegetazione, poi ha finito per essere venerato, specie con i romani, come dio del vino e dell'estasi.

Ma come nasce Dioniso?

Ovviamente saprete tutti che Dioniso è figlio di Zeus e di una mortale, Semele.
Semele era la figlia del leggendario re di Tebe, Cadmo. Semele era una donna bellissima e Zeus fece di tutto per conquistarla. Il loro amore veniva consumato in segreto.
Ma Era, moglie di Zeus, quando scoprì la relazione del marito con Semele andò su tutte le furie e iniziò a pensare ad una tremenda vendetta.
Assunse quindi le sembianze della nutrice di Semele, Beroe, e convinse la ragazza a fare una richiesta molto strana a Zeus, quella di mostrarsi così come si mostrava alla moglie Era, in tutto il suo splendore con la folgore lucente in mano.

Durante un loro incontro Zeus pazzo della bella Semele le promise di realizzare ogni suo desiderio pur di vederla sempre felice. Semele riferì allora il consigli della nutrice.
Il re degli Dei si rattristò molto perchè sapeva che non era possibile per un mortale resistere alla visione della folgore divina. Ma aveva promesso a Semele si esaudire ogni suo desiderio.


Cercò di dissuaderla dal suo intento rivelando che sarebbe stato mortale per lei il risultato. Ma Semele, piena di dubbi per le parole riferitegli dalla nutrice, insistette.
Così Zeus non ebbe scelta e alla visione della folgore la ragazza cadde fulminata.

Il loro amore però aveva già data i suoi frutti. Semele portava in grembo Dioniso. Zeus salvò il bambino creando nella propria gamba una sacca del tutto simile a quella della madre in modo che lì completasse i 9 mesi della gestazione.

Quando nacque Dioniso, Zeus lo affidò a Sileno, un satiro famoso per la sua saggezza.
Parleremo in un altro post del problema dell'identificazione del Dio Dioniso con Zagreo (figlio di Zeus e Persefone) che sarebbe stata una divinità precedente ma poi inglobata in quella di Dioniso.