"Atalanta e Ippomene", Guido Reni, 1620 circa, Museo di Capodimonte, Napoli
il mito: Atalanta, figlia del Re dell'Arcadia Lasio e di Climene, fu da questo abbandonata in quanto desiderava un maschio. Fu allevata da un'orsa e crebbe diventando un'esperta cacciatrice. Quando la sua fama arrivò ovunque il padre la riconobbe e bandì una gara per darla in moglie a chi l'avesse battuta in una gara di velocità. La prova era ardua in quanto pena per la sconfitta era la morte.
Alla gara partecipò il giovane Ippomene, perdutamente innamorato di Atalanta. Egli chiese aiuto ad Afrodite che escogitò un piano arguto: diede a Ippomene tre mele d'oro provenienti dal giardino degli dei e gli disse di seminarli durante la gara.
Il piano funzionò, Atalanta attratta dalle mele si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno e infine la gara.
La loro unione non durò però a lungo. La stessa Afrodite avendoli sorpresi ad amarsi in un tempio non dedicato a lei li trasformò in due leoni.
il mito: Atalanta, figlia del Re dell'Arcadia Lasio e di Climene, fu da questo abbandonata in quanto desiderava un maschio. Fu allevata da un'orsa e crebbe diventando un'esperta cacciatrice. Quando la sua fama arrivò ovunque il padre la riconobbe e bandì una gara per darla in moglie a chi l'avesse battuta in una gara di velocità. La prova era ardua in quanto pena per la sconfitta era la morte.
Alla gara partecipò il giovane Ippomene, perdutamente innamorato di Atalanta. Egli chiese aiuto ad Afrodite che escogitò un piano arguto: diede a Ippomene tre mele d'oro provenienti dal giardino degli dei e gli disse di seminarli durante la gara.
Il piano funzionò, Atalanta attratta dalle mele si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo così terreno e infine la gara.
La loro unione non durò però a lungo. La stessa Afrodite avendoli sorpresi ad amarsi in un tempio non dedicato a lei li trasformò in due leoni.
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